L'Associazione parla di pericolo per la decarbonizzazione del Paese e chiede di trovare una soluzione in sede di conversione in Parlamento
Con lo stop al fotovoltaico contenuto nel decreto Agricoltura, “annunciato dal governo” sono “a rischio gli obiettivi di decarbonizzazione, i target rinnovabili al 2030“, e si avranno “maggiori costi per cittadini e imprese”. Lo afferma Elettricità futura dopo il via libera da parte del Consiglio dei ministri al provvedimento.
“Auspichiamo – osserva Eelettricità futura – di avere presto l’opportunità per un costruttivo approfondimento delle tematiche e che in sede parlamentare si arrivi ad una soluzione coerente con la necessità di aumentare la sicurezza e l’indipendenza energetica del Paese”. Secondo Elettricità futura “potrebbe infatti innescarsi un effetto domino con rialzi dei costi di realizzazione dei nuovi impianti e un aggravamento normativo e amministrativo, oltre alla difficoltà di raggiungimento dei target. Con questa decisione si renderebbe più cara l’energia che costa meno in assoluto, quella prodotta dal fotovoltaico a terra“.
“L’elettricità prodotta con gli impianti fotovoltaici utility scale, infatti, costa un terzo dell’elettricità generata dagli impianti fotovoltaici residenziali sui tetti – prosegue Elettricità futura – questo finirebbe col danneggiare anche le imprese energivore, perché servono i grandi impianti rinnovabili per stipulare contratti di lungo periodo per dare energia a basso costo alle imprese manufatturiere. Il rischio concreto è che vengano vanificate anche altre misure avviate da questo governo come, ad esempio, l’Energy release e i provvedimenti per lo sviluppo dell’idrogeno. Anche quella che oggi sembrerebbe un’apertura – poter fare gli impianti nelle zone industriali, nelle cave, nelle miniere, nelle aree portuali e di pertinenza di autostrade e ferrovie – non tiene conto del fatto che queste fattispecie sono già state normate in precedenza dai vari decreti semplificazioni avviati nel 2022 e nel 2023″.
“A nostro avviso gli sforzi si dovrebbero concentrare sulla stesura di un Testo Unico per le autorizzazioni – provvedimento atteso da giugno 2023 – per rendere organiche le varie semplificazioni introdotte in questi anni e sulla individuazione strutturata delle aree idonee – si rileva – i contenuti annunciati appaiono inoltre in contrasto con l’impegno di triplicare le rinnovabili al 2030 assunto dal governo al G7 appena lo scorso 30 aprile”.
“Per raggiungere il target sottoscritto dall’Italia al G7 di triplicare le rinnovabili (installare nuovi 140 GW) servirebbe meno dell’1% dei terreni agricoli, sempre evitando le aree agricole di pregio – spiega Elettricità futura – fotovoltaico e agricoltura non sono in contrapposizione. Anzi il fotovoltaico può rappresentare un’importante ulteriore possibile fonte di introito per gli imprenditori agricoli da destinare ad investimenti nel loro core business. Occorre considerare che con la norma annunciata potrebbe anche determinarsi un problema di credibilità del nostro Paese: di fronte alle imprese che hanno progettato di avviare fino a 300 miliardi per fare gli impianti necessari al raggiungimento dei target 2030 e, così facendo, creare mezzo milione di nuovi posti di lavoro in Italia; di fronte ai cittadini che non vedranno ridursi i costi dell’energia elettrica e non beneficeranno di una nuova occupazione e di un Paese più moderno e sostenibile; agli occhi del mondo, appena lo scorso 30 aprile al G7 l’Italia si è impegnata a triplicare le rinnovabili, e ancora prima a Cop28; in Europa, rispetto agli impegni di decarbonizzazione assunti a livello comunitario. Siamo il Paese europeo con la maggiore dipendenza energetica dall’estero. Le rinnovabili, di cui la nostra nazione è ricca, sono le energie più competitive: nel 2022 hanno permesso ai cittadini italiani di risparmiare 25 miliardi di euro“.
© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata