In audizione sul decreto Agricoltura, al 2023 utilizzati 16.400 ettari pari allo 0,05% del territorio per impianti a terra

“Non esiste nessuna ‘invasione’ del fotovoltaico nei terreni agricoli”. Così il direttore generale di Elettricità futura Edoardo De Luca in audizione alla commissione Industria a Palazzo Madama nell’ambito dell’esame del decreto Agricoltura. Secondo De Luca “al 2023 sono stati installati 1,6 milioni di impianti pari a una potenza di 30,3 GW (Gigawatt). Di questi, secondo il Gse, 9,2 GW sono impianti fotovoltaici a terra che utilizzano 16.400 ettari, che equivalgono allo 0,05% del territorio nazionale oppure allo 0,13% della Superficie agricola utilizzabile“.

Per raggiungere il target del Piano elettrico 2030-REPowerEU – spiega ancora – “dobbiamo installare 84 GW, di cui 57 GW di fotovoltaico. E, installare 84 GW richiederebbe fino a 70mila ettari“. Questi 70mila ettari equivalgono “allo 0,2% del territorio italiano, allo 0,4% della Superficie agricola totale“. Quindi – osserva De Luca – “una porzione marginale anche se paragonata ai 4 milioni di ettari di terreni agricoli abbandonati e ai 12,5 milioni di ettari di Superficie agricola utilizzata“.

“Gli impianti fotovoltaici non implicano impermeabilizzazione del suolo e coperture artificiali permanenti – rileva De Luca – la superficie utilizzata dal fotovoltaico torna al suo utilizzo precedente terminata la vita utile dell’impianto: le imprese hanno l’obbligo di riportare le aree alle condizioni iniziali. Quindi, il fotovoltaico non sottrae terreno all’agricoltura e non danneggia i suoli”. Inoltre – continua il direttore generale di Elettricità futura – “limitare il fotovoltaico a terra equivale a limitare la fonte di energia elettrica meno cara. L’elettricità prodotta con gli impianti fotovoltaici utility scale costa un terzo dell’elettricità generata dagli impianti fotovoltaici residenziali sui tetti. Venendo a mancare i grandi impianti fotovoltaici non riusciremo a tagliare i costi dell’energia elettrica, una priorità per le famiglie e le imprese”. Poi “sarebbe un ulteriore aggravio per le imprese energivore, perché servono i grandi impianti rinnovabili per stipulare contratti di lungo periodo per dare energia a basso costo alle imprese manufatturiere. Il nostro Paese avrebbe concrete difficoltà di raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione, nazionali ed europei”.

L’agrivoltaico – conclude De Luca – “rappresenta la soluzione progettuale per integrare e valorizzare i benefici e le interazioni tra produzione di energia e attività agro-zootecniche. È fondamentale che la norma contempli tutte le tipologie di agrivoltaico di cui alle Linee guida del ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica. La scelta di quale tipologia di agrivoltaico adottare deve dipendere dal tipo di coltura e di suolo, e dalle modalità di semina e raccolta ottimali per quei terreni”.

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