Analisi di Bcg sulla transizione ecologica, rinnovabili e tecnologie aiutano a rimanere competitivi

Se diventi green aumenti in valore. E’ ormai un binomio che viaggia a braccetto quello tra sostenibilità e competitività: le imprese che si spingono in avanti nella transizione ecologica sono quelle che vanno meglio a livello produttivo, nei mercati e, cosa da non sottovalutare, nell’assunzione di nuovo personale. Ed è per questo che la corsa adesso coinvolge sempre di più anche i distretti industriali. Come quelli italiani che – secondo lo studio di Boston consulting group (Bcg) ‘Are economic clusters ready for the green transition?’ – “devono essere più green per rimanere competitivi”.

L’analisi – dedicata alle tendenze che portano le aree industriali a ripensarsi in chiave green per continuare a generare valore – parte dalla constatazione che “i distretti industriali, gli economic cluster, fanno girare il mondo”. Questo vale sia per gli “innovatori tecnologici della Silicon valley” che per gli “artigiani in Toscana”. Ognuno di loro è chiamato “ad adattarsi rapidamente alla transizione verde e a gestire efficacemente le sfide e le opportunità”.

Dall’analisi emergono “quattro tendenze che guidano la transizione verde e spingono le organizzazioni a riadattarsi per rimanere competitive: normative più rigide, riduzione dei costi delle energie rinnovabili, diminuzione dei costi delle tecnologie green, aumento dell’interesse dei consumatori per i prodotti sostenibili“.

“Anche l’Italia – spiega Ferrante Benvenuti, partner Bcg – si trova a guidare i propri distretti industriali, come per esempio quelli presenti in pianura padana caratterizzata da elevata presenza di settori ‘hard to abate’, verso una transizione verde che possa non solo ridurre le emissioni ma anche stimolare la crescita economica“.

Ed è in questo ambito che “energie rinnovabili e tecnologie green, con i loro prezzi competitivi, offrono l’opportunità di trasformare i settori tradizionali in motori di innovazione sostenibile, creando allo stesso tempo nuovi posti di lavoro e rafforzando la posizione del nostro Paese nel panorama economico globale”.

Non andare avanti verso la transizione “significherebbe ridurre poi l’accesso al capitale investito dalle istituzioni finanziarie per la decarbonizzazione, che conta circa 40mila miliardi di dollari di oltre 1.600 banche a livello globale, molte delle quali già impegnate a disinvestire dai combustibili fossili. Per le imprese ad alte emissioni diventerà quindi sempre più difficile ottenere capitali”.

Tra i casi di successo a livello globale, che possono esser replicati nel nostro Paese, il ‘Basque industrial super cluster’ in Spagna che fornisce oltre 200mila posti di lavoro e sta promuovendo idrogeno pulito, energie rinnovabili e cattura della CO2 per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. In Italia investimenti del genere – conclude Bcg – per adottare tecnologie verdi e migliorare l’efficienza produttiva, potrebbero esser perseguiti per il distretto metallurgico di Brescia o il polo industriale di Ravenna.

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