La storia del diritto di voto delle donne in Italia segue, seppur con almeno 20-30 anni di ritardo, il percorso compiuto da molti Paesi europei, dove il suffragio femminile fu introdotto dopo la Prima guerra mondiale
Il 10 marzo 1946 la scrittrice e poetessa Rina Faccio, conosciuta con lo pseudonimo di Sibilla Aleramo, ha 70 anni, una vita sentimentale burrascosa alle spalle e una storia personale e politica che l'ha portata ad appoggiare prima gli intellettuali antifascisti, poi Benito Mussolini e, infine, ad iscriversi al Partito comunista. Sono passati 40 anni dal suo primo libro, 'Una donna', considerato il primo romanzo nella storia del femminismo italiano. Un'autobiografia sofferta e a tratti straziante che condensa nelle sue pagine l'orrore per la prevaricazione maschile. L'8 marzo 1946, sulle pagine di 'Il Giornale del Mattino', dopo aver combattuto una lunga lotta per il suffragio femminile sulla scia di Anna Maria Mozzoni, Sibilla Aleramo scrive: "Per la prima volta a noi italiane viene conferita la dignità di cittadine. Siamo chiamate ad assumere parte della responsabilità che finora hanno avuto solo gli uomini nello svolgersi degli eventi pubblici. Eravamo delle escluse, delle eterne assenti, non avevamo colpa degli errori e delle follie che accadevano fra popoli e popoli, nè delle ingiustizie che si perpetuavano […], oggi non più. Oggi che il voto ci è stato elargito, prendiamo sulle spalle per il futuro metà del peso che grava sui nostri compagni, padri, sposi, figli. Immenso peso". Due giorni dopo, il 10 marzo, nei seggi di 436 comuni italiani si presentarono anche le donne, per la prima volta nella storia italiana. Il 2 giugno dello stesso anno, in occasione del Referendum monarchia-repubblica si tennero le prime elezioni politiche con il suffragio femminile.
La storia del diritto di voto delle donne in Italia segue, seppur con almeno 20-30 anni di ritardo, il percorso compiuto da molti Paesi europei, dove il suffragio femminile fu introdotto dopo la Prima guerra mondiale. All'inizio del '900 nascono il Consiglio nazionale delle donne italiane e l'Alleanza femminile pro suffragio e, a parte qualche discussione parlamentare tra la fine dell'800 e il 1907, è soltanto nel 1912 con Giolitti che si apre il primo dibattito sul suffragio universale. Nel 1919 Francesco Saverio Nitti propone l'allargamento del diritto di voto politico e amministrativo alle donne, ma il progetto non arriva all'esame delle Camere. Quattro anni più tardi, nel 1923, Benito Mussolini introduce il suffragio amministrativo femminile che si scontra, però, con la riforma degli enti locali voluta proprio dal fascismo. Ventidue anni dopo, il 31 gennaio 1945 viene emanato il decreto legislativo con cui si conferisce il diritto di voto alle italiane che hanno almeno 21 anni, ma soltanto il 10 marzo 1946 le donne diventano, per la prima volta, parte dell'elettorato attivo e di quello passivo.
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