Torino, 15 giu. (LaPresse) – “Non dobbiamo fare incazzare i farmacisti. Dobbiamo tenerceli buoni”. E’ una delle frasi intercettate telefonicamente che secondo la procura di Torino incastrano il funzionario Bruno Gambarino e l’assessore regionale Caterina Ferrero per quanto riguarda l’inchiesta sulla malasanità piemontese. L’assessore è stato arrestato questa mattina e si trova ai domiciliari. Sarà interrogata domani. Deve rispondere di turbativa d’asta nell’ambito dell’inchiesta sulla malasanità piemontese. Per il gip “era perfettamente consapevole” delle trattative segrete tra Piero Gambarino (il suo braccio destro in assessorato, ndr) e Federfarma”. In sostanza, in vista delle elezioni amministrative, secondo i giudici, l’assessore e gli altri indagati avrebbero deciso di accattivarsi i voti dei farmacisti in cambio di un trattamento di favore. Secondo il procurato aggiunto Andrea Beconi l’episodio contestato, quello della distribuzione dei pannoloni per incontinenti non era isolato ma “era un sistema, una abitudine, interpretare il suo ruolo da assessore per ottenere favori politici”.

La Ferrero aveva ricevuto un avviso di garanzia il 27 maggio e aveva rimesso le deleghe al governatore Roberto Cota. Ciononostante è tuttora formalmente in carica come assessore anche se senza alcun settore. Il suo arresto rappresenta uno degli sviluppi dell’operazione della guardia di finanza “Dark Side”, avviata nell’ottobre 2010 e “finalizzata a contrastare forme illecite di gestione della sanità piemontese”. Lo scorso 27 maggio erano state eseguite sette ordinanze di custodia cautelare, di cui cinque in carcere, nei confronti di noti esponenti della sanità e dell’imprenditoria torinese. In manette era finito anche Gambarino.

Ferrero è indagata anche per abuso d’ufficio. Secondo la procura infatti “fece aprire il reparto di emodinamica a Chivasso”, quando non era previsto dal piano di rientro della sanità, “per favorire, alle scorse elezioni amministrative, il candidato sindaco uscente” Bruno Matola, poi sconfitto dall’avversario di centrosinistra. Secondo il procuratore aggiunto Andrea Beconi, che coordina l’inchiesta sulla malasanità piemontese, la Ferrero insieme a Gambarino e a Renzo Secreto, commissario straordinario dell’Asl 4, avrebbe fatto emanare da Secreto una delibera, non facendo invece un bando pubblico per una gara, che consentiva, una convenzione con la clinica privata Villa Maria Pia, di aprire il reparto. “Il movente – ha spiegato Beconi – era politico. Voleva favorire il candidato uscente del Pdl. Eppure il Piano di riorganizzazione regionale dei servizi dell’emodinamica prevedeva la non apertura di alcun reparto, ed era un piano di rientro e contenimento dei costi”.

“Per ora non commento, ne parlerò più avanti”, ha risposto in mattinata Cota ai cronisti che gli chiedevano un commento sull’arresto.

Intanto la procura di Torino sta lavorando per accertare eventuali collegamenti tra l’inchiesta sulla malasanità e la maxi-inchiesta contro la ‘ndrangheta dell’operazione Minotauro, che ha portato la scorsa settimana all’arresto di circa 150 persone. Tra gli indagati finiti in manette per associazione a delinquere anche il suocero della Ferrero, Nevio Coral. “Eventuali punti di contatto con l’operazione Minotauro potrebbero esserci, ci stiamo lavorando” ha confermato oggi il procuratore capo di Torino Giancarlo Caselli. Dall’inchiesta Minotauro sono emersi molti collegamenti tra mafiosi calabresi e politici piemontesi. “La politica – ha detto Caselli – gelosa del suo primato, dovrebbe preoccuparsi di adottare eventuali contromisure per controbattere ciò che non va, ne ho parlato in astratto e a livello teorico per dire che la politica deve volersi bene se vuole consolidare la sua credibilità”.

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