Roma, 21 giu. (LaPresse) – No allo Spostamento dei Ministeri al nord, trasferibili solo le sedi di rappresentanza. E’ quanto emerge dal testo depositato dalla maggioranza alla Camera, che recita: “Nel pieno rispetto del principio della unicità della sede delle funzioni di governo e dell’articolo 114 della Costituzione che assegna a Roma lo status di capitale, il governo può istituire, nell’ambito di ciascun ministero, sedi di rappresentanza operative in altre aree del territorio”.
“Bisogna fare un passo alla volta, non si può avere tutto e subito”. Così il leader del Carroccio Umberto Bossi ha risposto alla domanda dei giornalisti a Montecitorio, che gli chiedevano se era soddisfatto del risultato ottenuto sul decentramento dei ministeri dopo il vertice a Palazzo Grazioli di ieri sera e ha aggiunto che non è stato fatto da parte sua nessun passo indietro.
“Non ho letto l’accordo e non ne conosco i contenuti, ma qualunque accordo che va bene alla Lega Nord per me va bene”, ha detto il ministro dell’Interno Roberto Maroni.
“Questo argomento può diventare caldo solo se lo faccio diventare un derby e questo non deve accadere”. Così il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, ha commentato con i giornalisti in Transatlantico a Montecitorio il decentramento dei Ministeri proposto dalla Lega Nord. Il ministro ha gettato acqua sul fuoco affermando che in questo momento “non c’è bisogno di contrasti. È chiaro – spiega il coordinatore del Pdl – che bisogna confermare le prerogative di Roma, con i ministeri che svolgono le funzioni principali a Roma e dare la possibilità a chi lo ritiene opportuno di aprire sedi di rappresentanza in cui si possa anche operare”.
Per quanto riguarda invece l’opposizione manifesta del sindaco Gianni Alemmano, che ha detto di voler vedere il testo prima di dare per chiusa la questione e del presidente Renata Polverini, La Russa non ha dubbi nel dire che “se ci fosse un attacco alle prerogative di Roma, io sarei a loro fianco, ma qui si tratta di decidere in maniera preventiva gli effetti e i diritti della capitale, scatenando – conclude – una sorta di conflitto strumentale e fittizio tra Roma e nord”.
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