Roma, 25 giu. (LaPresse) – “Le intercettazioni non sono la priorità di questo Paese”. E’ l’Associazione nazionale magistrati a dirlo, a margine della riunione del comitato direttivo centrale per discutere della questione di Alfonso Papa, coinvolto nell’inchiesta sulla P4. Per Luca Palamara e Giuseppe Cascini, rispettivamente presidente e segretario dell’Anm, “c’è disponibilità a discutere sul capitolo intercettazioni e la necessità di regolare meglio la diffusione delle intercettazioni non rilevanti” a patto che non ci siano più strumentalizzazioni sul tema. “Al momento – ha ricordato Palamara – la priorità è quella di mettere mano alla drammatica situazione in cui versano gli uffici giudiziari. Di riforma epocale non si dovrà più parlare perché molti uffici chiuderanno”.
Palamara ha risposto poi, indirettamente, al ministro della giustizia Angelino Alfano, che nei giorni scorsi aveva definito penalmente irrilevanti le intercettazioni dell’inchiesta di Napoli sulla cosiddetta P4. “Penso – ha detto il presidente dell’Anm – che debbano prevalere i fatti che stanno emergendo, la cui rilevanza deve essere stabilita da un giudice e non dalla politica o da un ministro”.
Della stessa opinione anche Giuseppe Cascini. “Negli ultimi 10 anni – ha affermato il segretario dell’Anm – si è discusso con una costanza impressionante delle intercettazioni, ma si è stati sempre sordi alle nostre proposte. Noi siamo favorevoli ad un intervento che regoli la modalità della diffusione di intercettazioni non rilevanti”. “Riteniamo però – ha aggiunto Cascini – che sarebbe dannoso per il contrasto alla criminalità e la tutela dei cittadini qualsiasi intervento che limiti l’attività delle forze dell’ordine. Così come sarebbe dannoso per il diritto all’informazione qualsiasi intervento che limiti la libertà di stampa”.
E di intercettazioni ha parlato anche il Popolo della libertà, attraverso la portavoce nazionale, Anna Maria Bernini, che ha sottolineato “l’esigenza di garantirne l’uso entro i confini democratici tracciati dalla Costituzione e dalla legge a garanzia dei diritti di libertà di tutti”.
Per Antonio Di Pietro, leader dell’Italia dei valori, “una nuova legge sulle intercettazioni non è opportuna, perché esiste già una norma iperselettiva che ne regola l’uso”. “A me sembra – ha detto -che si voglia fare una legge per cercare di fermare le indagini e per bloccare l’informazione. E’ un modo per favorire la criminalità e per nascondere la verità agli italiani”.
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