Roma, 14 lug. (LaPresse) – Tensione alle stelle all’assemblea nazionale del Partito democratico, al Salone delle fontane di Roma, sui temi delle primarie e dei matrimoni gay. Una vera e propria bagarre si è scatenata sul finale, quando l’ufficio di presidenza ha comunicato la decisione di non procedere al voto su quattro ordini del giorno: il primo, a firma Concia e sottoscritto da 40 delegati, per equiparare il matrimonio gay a quello civile; altri tre, presentati dai ‘rottamatori’ di Civati, per fissare data e regole per le primarie del partito, primarie anche per i parlamentari e per fissare un limite di tre mandati a deputati e senatori. La presidenza del partito ha motivato la decisione di non far votare gli ordini del giorno perchè contrastavano con le disposizini già assunte dall’assemblea. Sulle primarie, in particolare, perchè il leader del partito, Pier Luigi Bersani, aveva già assicurato sulla volontà di indirle, senza candidato unico, entro la fine dell’anno.
Per quanto riguarda invece l’ordine del giorno sui matrimoni civili gay, la proposta, secondo l’organismo dirigente del partito, era stata già valutata all’interno di un documento sui diritti degli individui, redatto dal Comitato e approvato dall’assemblea, seppur con 38 voti contrari. La polemica sulle nozze tra omosessuali ha registrato un’incursione sul palco di Enrico Fusco, delegato della Puglia e attivista gay, che ha interrotto la presidente Bindi e ha detto: “Questo è un documento arcaico, offensivo per la dignità delle persone. Persino Fini è più avanti di noi”. In tre, aderenti all’area laica del partito, hanno restituito la tessera a Bersani in segno di protesta.
Urla di disapprovazione e fischi anche per la questione primarie: l’assemblea, su indicazione del segretario nazionale, ha approvato un documento senza indicare la data precisa, ma con l’assicurazione che ci saranno entro la fine dell’anno. A placare entrambe le polemiche è stato lo stesso Bersani, costretto a intervenire per interrompere i malumori che non accennavano a placarsi. “Al Paese – ha chiosato – non interessano le nostre beghe”. “Sulle primarie – ha spiegato – ho detto che non c’è solo il segretario, ho detto che sono aperte e che non ci sono barriere. Si fissa una data, ma non le convochiamo noi, le dobbiamo fare con gli altri”. Sul tema dei gay, invece, Bersani ha invitato i militanti a non gettare alle ortiche il lavoro fatto fin ora, sottolineando che “il sistema dei diritti è un meccanismo in evoluzione che può essere interrotto se non si tiene conto dei fatti”.