Roma, 20 lug. (LaPresse) – “L’ultima cosa di cui l’Italia ha bisogno”. Così il britannico ‘Economist’ parla dell’eventuale ritorno sulla scena politica, alla guida del Pdl, di Silvio Berlusconi. “Poche cose – scrive il settimanale – potrebbero essere peggiori per la credibilità dell’Italia e la sua affidabilità creditizia che lasciare, per i prossimi nove mesi, gli investitori a chiedersi se Berlusconi sarà il primo ministro”. The Economist ricostruisce poi le vicende dell’ultimo periodo, da quella che ha coinvolto Nicole Minetti alla nomina di Angelino Alfano a segretario politico del partito. Otto mesi, durante i quali “la popolarità” del Pdl “è precipitata”, con valutazioni “di poco migliori” rispetto a quelle del Movimento a 5 Stelle di Beppe Grillo.
Le ragioni del crollo sarebbero da ricercare, scrive l’Economist, “nel prezzo che il Pdl sta pagando per il sostegno parlamentare al governo tecnico di Mario Monti”, anche se, si legge, il Partito democratico, che pure sostiene l’esecutivo, “non ha sofferto nello stesso modo”. La seconda è che “il Pdl è perso senza il suo fondatore”, ma anche che Berlusconi “è restio a prendere in considerazione l’ipotesi che un numero sempre più alto di italiani si sta rendendo conto che gli otto anni del suo governo, tra il 2001 e il 2011 sono stati un disastro per l’economia del paese”.
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