Roma, 14 ago. (LaPresse) – “La situazione dell’Ilva investe tutto il sistema industriale italiano e l’affidabilità dell’Italia nei confronti degli investimenti esteri, che ci auguriamo e cerchiamo di spingere nel nostro Paese”. Lo ha detto il ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, davanti alle commissioni Attività produttive e Ambiente della Camera, in merito alla vicenda dello stabilimento Ilva di Taranto, nel giorno in cui Fim e Uilm annunciano per dopodomani, il 16 agosto, altre due ore di sciopero e il presidio dei lavoratori dell’azienda sulla via Appia. Ieri il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Antonio Catricalà aveva annunciato l’intenzione del governo di fare ricorso alla Corte costituzionale contro il gip di Taranto, Patrizia Todisco, che ha disposto il sequestro di alcuni impianti e ne ha sottratto la custodia al presidente dell’azienda, Bruno Ferrante.
“La presidenza del Consiglio – ha commentato Clini sulla questione – sta valutando se sollevare il conflitto di attribuzione” davanti alla Consulta, “ma la finalità è chiarire i termini dei ruoli, non aprire un conflitto con la magistratura”. Per il ministro non si tratta di un tema “riconducibile allo scontro”, quanto piuttosto “di fare chiarezza sui ruoli, responsabilità e competenze”.
Niente scontro, quindi, ma una “evidente divergenza” tra il programma che è stato avviato “dal ministero dell’Ambiente, congiuntamente con il ministero dello Sviluppo, quello della Coesione territoriale, Regione Puglia, istituzioni locali e Ilva per il risanamento dell’impianto, e la decisione del gip”. In Italia e in tutta Europa, ribadisce Clini, “le autorità competenti nel dare le autorizzazioni e nel monitoraggio ambientale sono identificate dalle leggi e dalle direttive europee e nessuna di queste, dico nessuna, attribuisce tale compito all’autorità giudiziaria. Questo deve essere molto chiaro – precisa il ministro dell’Ambiente – perchè sennò si rischia di creare l’incertezza sull’affidabilità dell’Italia nei confronti degli investimenti esteri”.
L’incontro con la Procura potrebbe avvenire il prossimo 17 settembre quando il governo si siederà a un tavolo con le autorità locali, l’impresa, e la Regione. Il 20 settembre, invece, ci sarà una riunione della commissione istruttoria, a Roma, “per concordare il calendario dei lavori da qui fino alla fine del mese di settembre”. “La linea del governo è molto semplice – ha detto Clini – noi proseguiamo nella procedura per il riesame dell’Autorizzazione integrata ambientale (Aia), che intendiamo concludere entro il 30 settembre 2012, cioè in tempi molto rapidi”.” Spero – ha sottolineato il ministro – che la nuova autorizzazione sia in grado di incorporare le soluzioni più avanzate per rendere l’Ilva più competitiva”.
Sul futuro dell’azienda Clini è chiaro: “se si chiudono gli impianti a caldo si chiude l’impianto siderurgico di Taranto”. “Il ciclo a caldo – ha aggiunto – non si può spegnere: si possono fare interventi selezionati, progressivi, ma se si chiude il ciclo è chiuso il centro siderurgico di Taranto”. “Per spegnere l’impianto – ha detto il ministro – ci vogliono otto mesi, poi bisogna risanare e poi ripartire e intanto il mercato dell’acciaio aspetta”. Chiudere gli impianti vuol dire, per Clini, “prima di tutto aprire una vertenza che non si sa quando finisce tra impresa a magistratura”, poi non avere più “la leva della produzione per investire. E se non investe l’impresa dimentichiamoci la possibilità che il pubblico subentri”. “Spero – ha aggiunto – che ci si comprenda con la magistratura altrimenti, alla fine, non ci saranno solo problemi occupazionali ed economici, ma anche ambientali”.
A fare luce sulle vicende più strettamente ambientali ci penserà anche l’Organizzazione mondiale della sanità, in particolare il Centro europeo su ambiente e salute di Copenaghen. A chiedere l’intervento dell’agenzia è stato proprio Clini. Il loro compito, ha detto, sarà quello di “valutare lo stato della salute della popolazione oggi”.
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