Roma, 13 ott. (LaPresse) – Una Carta d’intenti in dieci punti siglata da Pd, Sel e Psi per candidarsi alla guida del Paese. Questa mattina a Roma si sono incontrati i tre leader Pier Luigi Bersani, Nichi Vendola e Riccardo Nencini che hanno illustrato i punti chiave dell’intesa: Europa, democrazia, lavoro, uguaglianza, libertà, sapere, sviluppo sostenibile, beni comuni, diritti e responsabilità. Nessun accenno, però, all’agenda Monti.
“Noi democratici e progressisti – inizia la Carta – ci riconosciamo nella Costituzione repubblicana, in un progetto di società di pace, di libertà, di eguaglianza, di laicità, di giustizia, di progresso e di solidarietà. Vogliamo contribuire al cambiamento dell’Italia, alla ricostruzione delle sue istituzioni, alla pienezza sua della vita democratica. Per questo promuoviamo le elezioni primarie. Per scegliere il candidato comune dei democratici e dei progressisti alla guida del governo del nostro Paese”. Nella Carta d’intenti si legge che i tre compiti della prossima legislatura saranno quelli di guidare l’economia fuori dalla crisi, ridare autorità alle istituzioni e alla politica e rilanciare l’integrazione dell’Unione Europea.
Fra i punti cardine dell’intesa il “nulla senza l’Europa”: accelerare l’integrazione politica, economica e fiscale e “portare a compimento le promesse tradite della moneta unica”. Fondamentale “sconfiggere l’ideologia della fine della politica e delle virtù prodigiose di un uomo solo al comando”, strategia che ha già portato a “esiti disastrosi”, ma anche rimettere al centro i lavoratori e istruzione e ricerca. Grande attenzione ai diritti: dalla cittadinanza ai figli di immigrati alle unioni omosessuali, dalla legge contro l’omofobia alle condizioni dei detenuti.
“L’Italia – conclude la Carta – ha bisogno di un governo e di una maggioranza stabili e coesi. Di conseguenza l’imperativo che democratici e progressisti hanno di fronte è quello dell’affidabilità e della responsabilità”. Per questo le forze della coalizione si impegnano a “sostenere in modo leale e per l’intero arco della legislatura l’azione del premier scelto con le primarie; affidare a chi avrà l’onere e l’onore di guidare la maggioranza, la responsabilità di una composizione del governo snella, sottratta a logiche di spartizione e ispirata a criteri di competenza, rinnovamento e credibilità interna e internazionale; vincolare la risoluzione di controversie relative a singoli atti o provvedimenti rilevanti a una votazione a maggioranza qualificata dei gruppi parlamentari convocati in seduta congiunta; assicurare la lealtà istituzionale agli impegni internazionali e ai trattati sottoscritti dal nostro Paese, fino alla verifica operativa e all’eventuale rinegoziazione degli stessi in accordo con gli altri governi; appoggiare l’esecutivo in tutte le misure di ordine economico e istituzionale che nei prossimi anni si renderanno necessarie per difendere la moneta unica e procedere verso un governo politico-economico federale dell’eurozona”.
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