Roma, 30 ott. (LaPresse) – Sono cadute nel vuoto le minacce di Silvio Berlusconi al governo di Mario Monti: alla prima prova utile il Pdl non ha staccato la spina al professore e a Montecitorio l’esecutivo ha incassato la fiducia numero 41. Con la fiducia sul disegno di legge anti-corruzione il governo è addirittura tornato sopra quella quota 400 che non otteneva dal 10 luglio quando proprio alla Camera tocco i 466 sì a quella sul decreto legge per gli aiuti alle popolazioni colpite dal sisma in Emilia Romagna. Oggi i sì alla fiducia sono stati 460, a fronte dei 380 raccolti in occasione dell’ultima, il 18 ottobre scorso, sul decreto legge recante disposizioni urgenti per promuovere lo sviluppo del Paese mediante un più alto livello di tutela della salute (che domani sarà oggetto di un nuovo voto di fiducia al Senato, ndr) quando si registrò un record di assenza tra i deputati del partito di Silvio Berlusconi dal quale arrivarono solo 64 voti a favore.
Tra i banchi del Pdl oggi gli assenti al momento del voto erano 32, di cui quattro in missione, e fra loro lo stesso Cavaliere, il suo avvocato Niccolò Ghedini, Maria Rosaria Rossi e Giulio Tremonti. Dei 13 astenuti ben 10 sono quelli che militano nelle fila del partito di via dell’Umiltà: Deborah Bergamini, Guido Crosetto, Francesco Aracri, Giuseppina Castiello, Francesco Catanoso, Giuseppe Moles, Antonio Martino, Gianni Mancuso, Carlo Nola, Mauro Pili. Il minacciato ritiro della fiducia non c’è stato perché alla chiamata alle armi del cavaliere alla fine non hanno risposto in molti forse in virtù del fatto che come ha ricordato in aula Francesco Paolo Sisto, il testo ha la prima firma di Angelino Alfano, il segretario del suo partito che lo presentò alle Camere come ministro della Giustizia del Governo Berlusconi, e quindi sarebbe stato un controsenso non votarlo.
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