Milano, 12 nov. (LaPresse) – “No”. Con questa risposta secca il premier Mario Monti fa sapere che non gli piacerebbe ripetere l’esperienza di presidente del consiglio, parlando con i cronisti che gli chiedono di un possibile esecutivo bis. “Molte persone – ha detto nel corso del Financial Times Italy Summit a Milano – possono immaginare questo scenario, ad alcuni piace, ad altri non piace”. Monti ha anche detto che tra marzo e aprile scorso “ci sono stati alcuni momenti difficili, siamo stati sul punto di arrivare ad una crisi di governo” che avrebbe potuto portare “all’abbandono del fiscal compact”. A determinare la crisi, per il premier, sarebbero stati “gli euroscettici” in parlamento e fuori. “Sono stato accusato di essere un servo sottomesso alla signora Merkel”, ha aggiunto Monti in un altro passaggio del suo discorso. “Abbiamo ridotto – ha proseguito – i costi della pubblica amministrazione e della politica” ma per i cittadini “niente è abbastanza. Hanno ragione. Ma anche se dobbiamo essere molto duri non dobbiamo diventare populisti”.
Riguardo alle misure più contestate a palazzo Chigi, Monti ha rivendicato la lotta all’evasione fiscale: “Non c’è società civile che si possa basare sulla fiducia tra individui e Stato e vicerversa se non si abbatte l’evasione fiscale e la corruzione”. Il premier ha poi ricordato la “determinazione e l’abilità del ministro della Giustizia, grazie alle quali abbiamo introdotto misure che per la prima volta combatteranno la corruzione secondo standard giudicati soddisfacenti da vari enti europei”.
“Siamo solo all’inizio del lavoro – ha continuato – ma spero che possiamo dire un anno dopo avere iniziato che ora l’Italia ha fatto molto per creare meccanismi di stabilizzazione a livello europeo, di cui non ha ancora chiesto di poter usurfruire. Nella strada che stiamo facendo potrebbero esserci delle sorprese”. “L’Italia – ha aggiunto – ha mostrato di saper sopportare grandi sacrifici. In Italia finora non abbiamo visto grandi manifestazioni di scontentezza che abbiamo visto in altri Paesi”.
Il premier ha poi parlato delle prospettive economiche dell’Italia. “La crescita – ha sottolineato – può tornare non appena sarà risolta la crisi della zona euro”. “L’Italia – ha spiegato – non ha grandi squilibri a parte il rapporto debito-Pil”. Nel 2012, ha annunciato il rapporto tra il deficit e il Pil si attesterà sotto il 3%: al 2,6%. Tuttavia, ha puntualizzato, anche se l’economia italiana è vista in miglioramento nel secondo semestre del 2013 “non torneremo al momento in cui i mercati erano tranquilli e lo spread era a zero”. “Il problema – ha aggiunto – è che anche se un Paese fa quello che deve fare lo spread non riflette questa situazione in maniera compiuta”.
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