Roma, 20 nov. (LaPresse) – “L’integrazione in Italia è andata avanti come un modello domestico, una fai da te in cui famiglia e piccola impresa hanno contato molto. Però serve qualcosa di più profondo, un’evoluzione anche culturale”, il ministro all’Integrazione Andrea Riccardi commenta così a Prima di Tutto, su Rai Radio 1, i dati diffusi dall’Istat secondo cui nel 2050 gli immigrati saranno il 17% della nostra popolazione.
“L’immigrazione non è Lampedusa, l’emergenza, gli sbarchi, ma sono ormai 5 milioni di persone che risiedono nel nostro Paese e che contribuioscono al suo futuro. Immigrazione e crescita sono strettamente legate tra loro, bisogna affrontare l’immigrazione non solo gridando all’invasione o facendo del buon cuore, ma con una cultura adeguata”. Sulle modifiche necessarie alla legge sulla cittadinanza agli stranieri il Ministro ha aggiunto: “Lo ius sanguinis non è più all’altezza, lo ius soli, in un paese poroso come il nostro non va bene, bisogna riconoscere la cittadinanza ai bambini nati nel nostro Paese magari dopo un ciclo scolastico. Diciamo una specie di ius culturae. Non ci sarà il tempo di affrontare il tema in questa legislatura, il Parlamento non ha proceduto in questa prospettiva nonstante gli inviti del presidente Napolitano, e questo mi dispiace molto”.
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