Torino, 11 dic. (LaPresse) – I finanzieri hanno consegnato questa mattina quattro avvisi di garanzia ai consiglieri regionali Michele Giovine (Pensionati per Cota), Maurizio Lupi (Verdi verdi), Andrea Stara (Insieme per Bresso) ed Eleonora Artesio (Federazione della sinistra). L’inchiesta è quella avviata dalla procura di Torino dopo lo scandalo della Regione Lazio sull’utilizzo dei finanziamenti regionali ai gruppi consiliari. I magistrati ipotizzano il peculato, ovvero l’uso di risorse pubbliche, destinate dalla Regione al partito, per spese personali.

L’inchiesta si concentra sulle ipotesi di reato commesse dai consiglieri dal 2008 ad oggi, sotto la legislatura precedente, guidata da Mercedes Bresso (fino al 2010), e sotto l’attuale di Roberto Cota. I magistrati torinesi, il sostituto Enrica Gabetta e l’aggiunto Andrea Beconi, hanno iniziato il lavoro dai gruppi consiliari più piccoli, analizzando ogni singolo faldone di documentazione di spesa consegnato loro dai finanzieri. I baschi verdi si sono recati più volte presso gli uffici dei gruppi consiliari raccogliendo, oltre ai dati online, anche tutti gli scontrini, compresi quelli dei caffè.

A Giovine sono contestate spese per 120mila euro, tra il 2010 e la primavera del 2012, per scopi personali. Vestiti e profumi per 7.800 euro, spese al supermercato per 4.600 euro. Quelle fatte in bar, ristoranti e night ammontano a 16mila euro. E ancora 2.500 euro per biglietti di spettacoli, e due da 700 euro in totale per vedere una partita della Juventus. E si sarebbe rifiutato di consegnare agli inquirenti la documentazione delle spese effettuate negli ultimi quattro mesi. Non solo. I finanzieri hanno trovato, nella cartellina delle spese del gruppo consiliare, un biglietto aereo da 369 euro per Malta, datato 16 agosto 2012, fatture per un totale di 520 euro spesi in centri estetici, lo scontrino da 51 euro spesi in un bar di Gran Canaria. E ancora, 7mila euro spesi in tabacchi, ferramenta, fiori, articoli da bambino e per la casa, 2.400 euro per la manutenzione dell’auto e 10.800 euro per buoni pasto.

A Lupi i magistrati contestano spese per circa 74mila euro. Risorse erogate dalla Regione Piemonte per il funzionamento del gruppo consiliare, ma da lui spese – secondo l’ipotesi dell’accusa – per necessità personali. Tra i documenti che lo proverebbero ci sono 20mila euro di biglietti per viaggi in treno effettuati in Italia. Lupi li teneva in mazzette accatastate in varie borse di plastica, nell’ufficio del partito da lui fondato. E ancora, i finanzieri hanno trovato scontrini per 459 euro spesi in solarium, dal parrucchiere o in farmacia. Altri 620 euro sono stati usati per comprare ricariche telefoniche, 2mila euro per videogiochi e 30mila euro per spese in bar e ristoranti. Altri 4mila euro sono l’ammontare degli scontrini di vari supermercati.

Artesio avrebbe destinato dal 2010 al settembre del 2012 circa 12mila euro di fondi del suo gruppo a “spese non conformi”, non destinate al partito. In particolare, tra rimborsi spese e buoni pasto, avrebbe speso 4.084 euro, per rimborsi di pedaggi autostradali 1.372 euro. Il resto della somma è costituito da altre piccole voci di spesa, come l’acquisto di un lettore mp3 da 60 euro e di ricariche telefoniche per 90 euro. “Nella notifica che ci è stata recapitata – spiega lei – ci vengono imputate spese non conformi per un totale di 12.632 euro tra giugno 2010 e agosto 2012. Nel dettaglio le spese si riferiscono a rimborsi spese e buoni pasto per i tre dipendenti a tempo determinato del gruppo consiliare, biglietti ferroviari, pedaggi autostradali, ricariche telefoniche e altre spese varie. Probabilmente li abbiamo registrati nel nostri bilancio in forma aggregata: mi auguro di chiarire al più presto queste spese. Ricordo – aggiunge Artesio – che il bilancio del gruppo consiliare è online da mesi ed è consultabile da tutti gli interessati”.

A Stara, del gruppo consiliare piemontese Insieme per Bresso, i pm contestano spese “non conformi” per 57mila euro. Stara avrebbe speso 15mila euro delle risorse destinate al gruppo in bar e ristoranti, altri 15mila euro in benzina, 5mila euro in spese al supermercato, 4mila euro in spese per una tagliaerba, una sega circolare e un frigofero. E ancora 4mila euro per vini, medicinali, vestiti e bagno turco. “Sono molto amareggiata”, ha commentato l’ex presidente della Regione Piemonte Mercedes Bresso. “Oggi stesso – ha annunciato – ho avviato le procedure per negare l’uso del mio nome al gruppo in consiglio regionale coinvolto nell’indagine. Pur riconoscendo il diritto di difesa non posso consentire che il mio nome venga associato a reati molto gravi, tanto più se commessi da chi svolge un incarico pubblico”.

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