Roma, 9 gen. (LaPresse) – “La mia candidatura è nata con una telefonata di Monti, che mi ha chiamato e mi ha chiesto la disponibilità a candidarmi. Gli ho detto sì perché ritengo Monti la persona più credibile. Altre volte mi era stato chiesto un impegno in politica, ma avevo sempre detto no. Penso che il suo progetto politico sia quello giusto per il Paese”. Lo spiega a LaPresse Mario Sechi. “Ho già lasciato – annuncia – la direzione de Il tempo, non si può fare il direttore di un giornale e la campagna elettorale nello stesso tempo. Mi sono dimesso ieri”.
“In Italia c’è una destra strana – prosegue – e una sinistra altrettanto strana che hanno al loro interno evidenti contraddizioni e che non riescono a presentarsi come nel resto d’europa. L’idea del progetto è superare i vent’anni di questi due schieramenti che non hanno dato risultati e dare vita a un polo moderato. Si tratta di una operazione molto più ampia dal punto di vista politico, non è solo la ricostruzione del centro. Punta a recuperare tutti i riformisti con una operazione di fusionismo politico che ha un orizzonte molto lungo”.
Sulla sua posizione rispetto a Monti, inizialmente un po critica, Sechi spiega di essere stato “l’unico giornalista dell’area liberale a dire che era una scelta giusta fare un governo tecnico. Ne evidenziai i limiti ma anche i pregi. Monti è arrivato per calmare la febbre dello spread, che in questo anno è dimezzato. Cento punti base di spread, proiettati sul nostro debito pubblico, valgono 3 miliardi di euro. Ma ciò che conta ora è il futuro. Condivido l’appello di Monti a non disperdere quanto è stato fatto e sono sicuro che gli italiani hanno capito. Il gettito dell’Imu è stato superiore alle attese. La gente alla fine riconosce le cose importanti. Non hanno dato retta a chi inneggiava alla rivolta fiscale”.
L’ex direttore de Il tempo rivendica la scelta di passare dal giornalismo alla politica: “I giornalisti in Parlamento sono sempre stati tanti, sia di destra che di sinistra. Anche per i magistrati sono sempre stato favorevole al fatto che potessero candidarsi. La passione politica non può essere esclusa da nessuna categoria. La scelta dell’impegno civile va ribadita con forza: servire il Paese è una cosa bella e io questo voglio fare”.