Roma, 26 mar. (LaPresse) – Da una parte Pierluigi Bersani, alla ricerca di quei numeri che mancano per avere una maggioranza solida al Senato. Dall’altra il Pdl, con Silvio Berlusconi che insiste per un governo di larghe intese e lancia Angelino Alfano come vicepremier, e lo stesso segretario politico del Popolo della libertà che torna a parlare di governo di “corresponsabilità” e ricorda al segretario democratico che “questa collaborazione non può non tenere conto che il turno elettorale coincide con l’elezione del presidente della Repubblica”. In mezzo i montiani, che nella quarta giornata di consultazioni, pur ricordando che “la fiducia non è scontata”, aprono al centrosinistra e chiedono a Bersani “un ulteriore sforzo per un più ampio coinvolgimento di tutte le forze”, affinché si arrivi a una maggioranza davvero solida e non a un ‘governicchio’. Parole a cui il presidente del Consiglio incaricato ha risposto spiegando che “Scelta civica ha apprezzato la nostra formula” e garantendo che ci lavorerà nelle prossime ore. Fuori dal cerchio i grillini, che in serata hanno ribadito il no unanime al voto di fiducia, obbligando di fatto Bersani a percorrere altre strade.
La chiave di svolta per sbrogliare la matassa dei numeri (circa una quindicina i voti del Senato che mancherebbero a Bersani per una maggioranza certa, ipotizzando che i 21 senatori montiani diano l’ok alla fiducia) resta il Colle, una carta che il Pdl chiede a Bersani di giocare e che, secondo gli insider, sarebbe stata utilizzata anche da Scelta civica per convincere Bersani ad abbracciare l’ipotesi delle larghe intese. Il ragionamento dei montiani è chiaro: nessun ‘governicchio’, appoggio agli otto punti del programma e fiducia garantita solo in caso di una maggioranza ampia che a questo punto deve necessariamente comprendere anche il Pdl. Questione di numeri, quelli che mancano, e di compromessi. Se Bersani sposasse l’ipotesi di un moderato alla presidenza della Repubblica, come chiedono Berlusconi, Alfano e la Lega, i numeri per governare ci sarebbero.
E proprio da quel Colle conteso, il presidente Giorgio Napolitano attende risposte chiare dal premier incaricato. Bersani ribadisce di non avere “tagliole temporali”, ma “c’è Pasqua che arriva – dice – e cercherò di risolvere entro quel termine”. Fonti del Pd avevano ipotizzato un colloquio tra il segretario e il capo dello Stato già giovedì, ma a quanto pare i tempi potrebbero allungarsi di uno-due giorni, così da permettere a Bersani di trovare, se possibile, una soluzione in grado di scongiurare l’immediato ritorno alle urne e garantire almeno la realizzazione di quelle riforme (legge elelttorale in primis) su cui si gioca la credibilità del Paese, anche nei confronti dei mercati internazionali e dell’Europa.
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