Torino, 26 mar. (LaPresse) – Il procuratore capo di Torino, Giancarlo caselli, ha scritto al Csm chiedendo di essere tutelato nei confronti di alcune affermazioni del presidente del Senato, ed ex procuratore nazionale Antimafia, Pietro Grasso, che, scrive Caselli, “nella trasmissione ‘Piazza pulita’ del 25 marzo 2013, si è prodotto in un lunghissimo monologo, a mio giudizio contenente accuse e allusioni suggestive, con il risultato di prospettare in maniera distorta vari fatti e circostanze afferenti la mia attività di magistrato”. Il proccuratore di Torino, dopo aver spiegato di essersi rivolto al supremo organo di autodisciplina della magistratura “in quanto ben consapevole dell’assoluta inopportunità di percorrere qualunque altra via non istituzionale”, contesta duramente le dichiarazioni di Grasso, espresse come esponente del mondo politico e del potere legislativo.
“Tale comportamento – spiega Caselli – mi appare innanzitutto per nulla rispettoso dei principi costituzionali che presidiano la separazione dei poteri e tutelano l’indipendenza della magistratura rispetto ad ogni forma (diretta o indiretta) di condizionamento ed ingerenza del potere politico, specie se tale potere corrisponde ad una delle massime cariche dello Stato”.
In particolare, il magistrato torinese accentua la sua critica (e la richiesta di tutela da parte del Csm) riguardo soprattutto alle affermazioni del presidente del Senato sull’attività di Caselli quando ricopriva l’incarico di procuratore di Palermo. “Ritengo detto comportamento profondamente lesivo dei miei diritti e della mia immagine, in particolare là dove si insinua che il mio operato sarebbe stato caratterizzato dalla tendenza a promuovere e gestire processi che diventano gogne pubbliche ma restano senza esiti, mentre tutta la mia esperienza professionale si è sempre e soltanto ispirata all’osservanza della legge, al rispetto dei presupposti in fatto e in diritto necessari per poter intervenire e alla rigorosa valutazione della prova”.
Infine, Caselli sottolinea che l’intervento di Grasso, durante la trasmissione andata in onda su La7, “è ancora più delegittimante nei miei confronti per il fatto di essere stato tenuto nel giorno stesso in cui veniva pronunziata dalla Corte d’appello di Palermo sentenza di condanna nei confronti di Marcello Dell’Utri, sentenza relativa a procedimento (come ricordato anche nel corso della trasmissione) avviato dalla procura di Palermo quando il sottoscritto ne era a capo”.
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