Roma, 18 apr. (LaPresse) – La presidente della Camera, Laura Boldrini, ha dato il via alla votazione per l’elezione del dodicesimo presidente della Repubblica. Riunito nell’emiciclo il Parlamento in seduta comune con 1007 ‘grandi elettori’. A presiedere l’aula con la Boldrini anche il presidente del Senato Pietro Grasso. Come stabilito dall’articolo 83 della Costituzione per le prime tre votazioni, a scrutinio segreto, è necessaria la maggioranza dei due terzi dell’assemblea con un quorum, in questo caso, di 672. Dalla quarta il quorum si abbassa a 504 preferenze degli aventi diritto.
ACCORDO PD-PDL SU FRANCO MARINI. E’ Franco Marini il candidato su cui Pd e Pdl hanno trovato l’accordo, ha annunciato il segretario Pier Luigi Bersani ieri sera, durante la riunione al Teatro Capranica di Roma. Un nome, quello dell’ex presidente del Senato, che per Bersani è in grado di “realizzare le maggiori convergenze”. “E’ una persona limpida e generosa – ha detto il segretario – ha radici nel sociale significative, ha la capacità ed esperienza politica, e un carattere in grado di reggere le onde”. Il nome di Franco Marini ha iniziato a prendere sempre più piede nel pomeriggio, perché visto come una figura capace di mettere d’accordo Pd e Pdl, dopo giorni di trattative serrate tra Bersani e Berlusconi.
BERLUSCONI: “E’ UN UOMO DEL POPOLO”. E mentre al Capranica il leader del Pd spiegava ai suoi il perché della scelta, dall’aula dei gruppi a Montecitorio Berlusconi applaudiva alla decisione del democratico e invitava il Pdl ad “essere compatto” nel votare Marini (“Scrivete nella scheda Franco e non Francesco, non sbagliate è molto importante”, ha precisato il Cavaliere), un uomo, ha spiegato, “che viene dal popolo” ed “è capace di una buona autonomia”. Poco importa, per Berlusconi, che non abbia militato nel centrodestra, perché “è una persona seria” e la sua candidatura “non è una sconfitta per noi”.
NEL PD 90 NO A MARINI. Così, se Bersani raccoglie i consensi a piene mani nel centrodestra, non fa altrettanto tra i suoi, 90 dei quali (a fronte dei 222 sì) hanno bocciato la candidatura di Marino e minacciano di opporsi anche oggi, quando inizieranno le votazioni. Il primo a dire no è stato Matteo Renzi, spina nel fianco di Bersani, secondo il quale “votare Marini significa fare un dispetto al Paese”. Meglio Prodi, Bonino e Rodotà, rilancia il sindaco di Firenze. E proprio sull’ex garante della privacy sembra convergere anche Sel. Un nome avanzato dal Movimento 5 Stelle, dopo il ritiro in corsa di Milena Gabanelli, prima scelta dagli attivisti con le ‘Quirinarie’ on line e di Gino Strada.
MALUMORI NEL PD: “COSI’ DIAMO RAGIONE A GRILLO”. I veleni all’interno del Pd non si sono fatti attendere. Beppe Civati non usa eufemismi: con la scelta di Marini, dice, si dà ragione a Grillo e si dimostra che il partito è “il Pd meno elle”, la renziana Simona Bonafé annuncia che oggi voterà contro, ma “non siamo franchi tiratori”. Metteo Orfini, lasciando il teatro spiega di essere tra quei 90 che non hanno appoggiato la decisione di Bersani, ma annuncia che oggi seguirà la maggioranza. A favore di Marini, invece, Anna Finocchiaro, secondo la quale “è una persona in grado di rappresentare l’Italia”.
CONTESTAZIONI IN STRADA AL PD. Al termine di una lunga serata, mentre una folla di contestatori fuori dal teatro accusa il Pd di “tradimento”, fonti interne del partito riferiscono che la scelta di proporre Marini potrebbe essere stata soltanto una mossa “esplorativa” di Bersani, che domani potrebbe rivelare la “sorpresa” di cui aveva parlato prima di iniziare la riunione con i suoi.
LA MOSSA SEGRETA DI BERSANI: PRODI. Nel cilindro del segretario potrebbe esserci ancora Romano Prodi, il cui nome metterebbe d’accordo quasi tutto il Pd. Conti alla mano, infatti, con Marini si rischierebbe di arrivare alla quarta votazione, nonostante l’appoggio annunciato del Pdl.
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