Roma, 18 apr. (LaPresse) – Alla fine l’ondata di rivolta degli elettori del centrosinistra ha sfondato gli argini e convinto il segretario Pd Pier Luigi Bersani a fare un passo indietro. L’ex Margherita Franco Marini, sul quale avevano trovato l’accordo Pd e Pdl, non ce l’ha fatta e Bersani, per scegliere un nome nuovo, ha rispolverato il suo cavallo di battaglia: le primarie. Ha convocato per domattina alle otto l’assemblea dei grandi elettori e ha annunciato che presenterà una rosa di nomi tra i quali i rappresentanti del partito potranno scegliere. Il sindaco di Firenze Matteo Renzi, principale artefice della sconfitta di Marini – sono state almeno 132 le defezioni nel partito rispetto all’indicazione di Bersani – in serata vola a Roma per incontrare i suoi. Smentisce un incontro col segretario, ma è chiaro che i due dovranno vedersi.
Al primo scrutinio Marini si è fermato a 521 voti, contro i 672 richiesti per l’elezione a presidente della Repubblica. Lo sfidante Stefano Rodotà, il nome sostenuto dal Movimento 5 Stelle, ha raggiunto quota 240. Dopo la sconfitta, Pd, Pdl e Lega hanno deciso di lasciare scheda bianca al secondo e al terzo scrutinio, in attesa di riprovarci al quarto, quando la soglia scenderà da 672 a 504 preferenze. Perciò anche il secondo scrutinio è andato a vuoto. Il numero di schede bianche è lievitato da 104 a 418. Sceso invece il numero di preferenze per Rodotà, che si è fermato a 230. La sopresa del giorno si chiama Sergio Chiamparino, ex sindaco di Torino, lanciato dai renziani, che al secondo giro ha conquistato 90 voti: preludio forse a un incarico di Governo se il sindaco di Firenze dovesse diventare premier dopo le prossime elezioni.
Il danno di immagine, al quale Bersani tenta di riparare con l’annuncio nel tardo pomeriggio delle primarie, è enorme: hanno fatto il giro del web le immagini dell’abbraccio tra lui e il segretario Pdl Angelino Alfano. Dopo essere uscito dalla cabina, Bersani ha stretto la mano ad Alfano, gli ha messo il braccio destro sopra le spalle, e si è intrattenuto con lui in un lungo colloquio in aula. Poi si è diretto verso il premier Mario Monti e anche con lui ha parlato a lungo. Ottimi i rapporti anche con Silvio Berlusconi. Quest’ultimo si trovava in una sala attigua a quella in cui era Bersani ed è andato a trovarlo: “L’ho salutato”, ha spiegato. Insomma il segeretario democratico si è speso in un abbraccio mortale – dal punto di vista dei presumibili esiti elettorali – col Pdl, nel tentativo di sostenere un candidato, Franco Marini, di cui gli elettori non volevano sapere niente.
All’arrivo della notizia che Franco Marini non ce l’ha fatta, la folla in piazza Montecitorio ha esultato, urlando “buffoni”. “Non siete capaci neanche di fare l’inciucio”, hanno urlato i manifestanti dai megafoni, scandendo il nome di Rodotà e “vergogna”. Intanto sono migliaia le email arrivate in queste ore ai parlamentari del Pd da parte degli elettori del centrosinistra per dire “no” all’elezione di Marini al Quirinale e chiedere invece un voto per Stefano Rodotà. I sostenitori dell’ex garante della privacy hanno aperto a tempo di record un sito apposito, all’indirizzo rodotapresidente.tumblr.com, su quale hanno indicato “gli indirizzi mail dei parlamentari del centrosinistra eletti nella XVII legislatura. Non tutti sono attivi – spiegano – ma sono quelli segnalati dai siti di Camera e Senato”. “Noi rappresentiamo il popolo fuori dal palazzo e durante la notte ho ricevuto migliaia di messaggi in dissenso in questo scelta, il server del Pd è crollato per le proteste e penso quindi che Franco Marini non possa rappresentare l’unità del paese mentre Rodotà sì”, ha spiegato Ignazio Marino, il candidato del Pd a sindaco di Roma.
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