Roma, 29 apr. (LaPresse) – Via l’Imu sulla prima casa, riduzione dei costi della politica, abbassamento della pressione fiscale sulle imprese, ammortizzatori sociali anche per i precari e riforme istituzionali al più presto. E’ un documento programmatico a 360 gradi quello che il presidente del Consiglio Enrico Letta ha presentato all’aula della Camera, che questa sera dovrà votare la fiducia al nuovo esecutivo. Lavoro, welfare, ripresa e crescita sono le parole chiave scelte dall’ex segretario del Partito democratico per inaugurare la stagione delle larghe intese, “necessarie – spiega – ma eccezionali, anche a causa della legge elettorale e del momento economico”.

I RINGRAZIAMENTI A NAPOLITANO. Si apre con il ringraziamento al capo dello Stato, Giorgio Napolitano, l’intervento di Enrico Letta. “A lui – dice il premier – consentitemi di rivolgere un ringraziamento sincero per aver riaccettato la rielezione per il secondo mandato con spirito di dedizione”. Di fronte all’emergenza, spiega il premier il presidente della Repubblica “ci ha concesso l’ultima opportunità, degni del ruolo che ci dà la Costituzione”.

LETTA CITA BERSANI, APPLAUSO DEL PD. “Voglio esprimere il mio senso di gratitudine verso chi con generosità e lealtà mi ha sostenuto in questo passaggio, Pier Luigi Bersani”, dice Letta durante il suo discorso. Immediatamente dai banchi del partito democratico si leva un lungo applauso. Ad applaudire, però, anche alcuni deputati Pdl.

RIDUZIONE COSTI DELLA POLITICA. Il tema del costo della politica è uno dei cardini del programma presentato da Letta. “I rimborsi elettorali sono troppo elevati” spiega il premier, parlando di un finanziamento “mascherato” ed “eccessivo” basato su leggi “ipocrite e fallimentari” e annunciando che gli stipendi dei ministri parlamentari saranno azzerati. “Il primo atto che questo Governo farà – afferma – e i miei ministri ancora non lo sanno, è di eliminare, con una norma, lo stipendio dei ministri che hanno già un’indennità parlamentare”. L’aula accoglie con un applauso la decisione.

LAVORO E WELFARE. “La grande tragedia di questi tempi – spiega Letta – soprattutto al Sud, che sarà la prima priorità del mio governo, è il lavoro. Solo col lavoro si può imboccare la via di una crescita non fine a se stessa”. Ed è proprio su questo punto che il premier insiste, annunciando una necessaria “riduzione della pressione fiscale a partire innanzitutto dalle tasse sul lavoro”, sia per restituire fiducia alle piccole e medie imprese (“il vero motore di sviluppo del Paese”), sia per permettere l’assunzione di giovani e disoccupati. In materia di welfare il presidente del Consiglio parla di migliorare “gli ammortizzatori sociali, estendendoli a chi ne è privo, a partire dai precari” e annuncia che il governo studierà “forme di reddito minimo per le famiglie con figli e quelle bisognose”. Inoltre, il documento programmatico dell’esecutivo parla della necessità di snellire la burocrazia e rivedere “l’intero sistema delle autorizzazioni per snellire le procedure e offrire posti di lavoro”.

LEGGE ELETTORALE. E’ un no deciso alla legge elettorale vigente quello Enrico Letta ribadisce nell’aula della Camera. E’ proprio il Porcellum, spiega, ad aver portato il Paese ad avere un governo di larghe intese ed è quindi necessario “dire basta” alla legge vigente. “megli ritornare a quella precedente – puntualizza – che tenere quella attuale”.

RIFORME ISTITUZIONALI. La necessità di riforme istituzionali, chieste con forza anche dal Pdl, trovano ampio spazio tra le parole di Letta. A partire dall’abolizione delle Province fino al riordino di tutti i “livelli amministrativi”. Riforme su cui sarà necessario iniziare a lavorare “subito” attraverso una Convenzione, che avrà il compito do formulare proposte che dovranno poi essere valutate dal Parlamento. “La Convenzione per le riforme – spiega Letta – deve partire subito. Se tra diciotto mesi non sarà avviato il processo delle riforme istituzionali, se tutto si impantana, ne trarrò le conseguenze”.

MORALIZZAZIONE DELLA POLITICA. Dalle parole del neo presidente del Consiglio arriva anche una stoccata all’intero sistema partitico. “Serve una moralizzazione della vita pubblica – dice Letta – un’azione necessaria ma doversosa”, perché “la politica ha commesso troppi errori: si è erosa la credibilità della politica e delle istituzioni, vittima di un presentismo, dell’ossessione del consenso immediato che ha bloccato il Paese”. Pertanto, puntualizza “serve una profonda autocritica”.

STRETTA DI MANO ALFANO-LETTA. Al termine del lungo discorso è il vicepremier e ministro dell’Interno, Angelino Alfano, il primo a stringere la mano a Enrico Letta, seguito dal ministro per i Rapporti con il Parlamento Dario Franceschini e dalla titolare degli Esteri Emma Bonino. L’aula di Montecitorio indirizza al premier un lungo applauso, eccezion fatta per i gruppi di M5S e Sel. Anche i deputati Pdl si alzano in piedi ad applaudire.

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