Roma, 5 mag. (LaPresse) – “Io mi sto occupando” di verificare “se lo strumento preferibile, la Convenzione, rientra nella cornice costituzionale, se offende le prerogative del Parlamento, se concretamente può funzionare e come”. Gaetano Quagliariello, ministro delle Riforme costituzionali, intervistato da La Stampa, chiarisce alcuni punti della Convenzione, che resta “un buono strumento”, perché “il fine vero è fare le riforme istituzionali”.
VALUTARE SE CONVENZIONE PUO’ FUNZIONARE. I vantaggi del ‘gruppo’ di lavoro, spiega, sono quelli di “concentrare lì la discussione” per capire se “può permettere di stringere i tempi”, di “tenere l’esame delle proposte al riparo dalle tensioni politiche quotidiane”, di “coinvolgere espressioni autorevoli della società civile”. “Tutti motivi – dice Quaglieriello – per cui anche in passato sono stati formati organismi ad hoc. Ciò detto, il primo interrogativo cui rispondere è, appunto, se la Convenzione può mantenere queste promesse. Se ci sono ostacoli anche giuridici alla sua nascita”.
ASCOLTARE OSSERVAZIONI RODOTA’. Il ministro per le Riforme costituzionali invita poi a non sottovalutare le osservazioni di Stefano Rodotà che, dice Quagliariello, ha “riserve di natura etico-politica che io trovo legittime, senza condividerle”, ma “eccepisce pure obiezioni di natura tecnica che esigono risposte serie”. Insomma, puntualizza, “Non è che, siccome solleva la questione Rodotà, ci si può passare sopra”.
PD NON PONGA VETI SU PRESIDENZA. E in merito alla presidenza della Convenzione, Quagliariello conferma quanto sostenuto da tutte le forze del Pdl, cioè che “non possono esistere veti nei confronti di alcune forze politiche”, anche perché “Berlusconi è arrivato a offrire il governo a Bersani. Troverei sbagliato se il Pd, dopo avere ottenuto il presidente della Camera, del Senato e del Consiglio, giudicasse la nostra parte politica inadatta a esprimere un presidente della Convenzione”.
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