Roma, 7 mag. (LaPresse) – L’intesa tra Pd e Pdl scricchiola alla prima prova parlamentare. È sul delicato capitolo giustizia che la strana alleanza che sostiene il Governo Letta rischia di saltare. A Montecitorio e palazzo Madama si gioca la partita delle presidenze delle commissioni permanenti. Alla Camera va tutto come stabilito: 8 presidenze vanno al Pd, 5 al Pdl e una a Scelta civica. Al Senato, invece, lo scontro si consuma con la mancata elezione del senatore Pdl Francesco Nitto Palma a presidente della commissione Giustizia. Tanti i malumori Pd prima del voto, con i senatori Rosaria Capacchione e Felice Casson contrari alla decisione di votare l’ex Guardasigilli, tra i fedelissimi di Silvio Berlusconi. La rottura si consuma nel segreto dell’urna. A Nitto Palma non bastano due votazioni (12 i voti a favore nella prima, 13 nella seconda) per raggiungere la maggioranza dei voti (fissata a quota 14) ed essere eletto. “C’era un accordo che non è stato rispettato, che non ha raccolto frutti – spiega il diretto interessato – quindi è un problema dei vertici del partito, non mio”.

E se dal Pd in tanti chiedono un nome che sia “condivisibile”, è il presidente dei senatori Pdl Renato Schifani, in serata, a suonare la carica: “Il Popolo della Libertà ancora oggi ha dimostrato di essere una forza responsabile. Abbiamo votato i candidati del Pd scelti assieme per le presidenze delle Commissioni – spiega ai microfoni del Tg5 -. Altrettanto non è successo nel caso del nostro senatore Nitto Palma. Ci attendiamo che domani il Partito democratico abbia lo stesso senso di responsabilità. Nitto Palma rimane il nostro candidato”. La seconda commissione tornerà a riunirsi domani alle 15, quando per essere eletti basterà la maggioranza semplice. Tutto secondo copione invece per quel che riguarda le altre commissioni di palazzo Madama, con Pd e Pdl che ottengono sei presidenze ciascuno, mentre Pier Ferdinando Casini rappresenterà Scelta civica come presidente della commissione Esteri.

Se la maggioranza rumoreggia, però, le cose non vanno meglio tra le opposizioni. È scontro, infatti, tra Sel e Movimento 5 Stelle, che alla Camera, per dirla con le parole del deputato Pd Roberto Giachetti, “spazzola” poltrone, ottenendo 12 vicepresidenze e 14 segretari. “Come promesso, tutti loro rinunceranno all’ulteriore indennità di carica prevista – spiegano dal Movimento -. È questa la risposta a chi accusa il movimento di poltronismo. Il M5S ha i posti che gli spettano in quanto unica opposizione, coerente fino in fondo col proprio programma iniziale”. Di più. “A chi si affretterà a dire che il M5S ha fatto man bassa di posti in commissione – aggiungono – non si ritiene affatto esagerato rispondere con la rivendicazione della presidenza delle commissioni di vigilanza Rai e del Copasir. Non lo diciamo noi, ma gli italiani, con i quasi 9 milioni di voti dati al movimento”.

Non ci sta il capogruppo alla Camera di Sel Gennaro Migliore. “Il M5S – scrive su Twitter – ha fatto cappotto nelle commissioni tra vicepresidenze e segretari. 28 m5s 0 Sel”. E rincara: “Hanno più poltrone del pd. E ho detto tutto”.

“Anche solo immaginare – ribatte il capogruppo del M5S al Senato Vito Crimi – di dare le presidenze che ci spettano a Sel e Lega, significa tentare di fare un Gran Premio facendo correre gli avversari con il muletto, ma il risultato non sarebbe tagliare il traguardo, bensì schiantarsi contro le tribune alla prima curva seria, essendosi privati dei freni”. “La prassi – aggiunge – vuole che le presidenze del Copasir e della Vigilanza Rai vadano all’opposizione, ovvero al MoVimento 5 Stelle e quindi ai quasi nove milioni di cittadini che lo hanno votato, non a due movimenti che rappresentano una frazione infinitesimale del Paese e che hanno fatto campagna elettorale al fianco di Berlusconi e di Bersani, come costole di uno stesso organismo. O la prassi vale solo quando serve a congelare la formazione delle commissioni permanenti?”.

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