Torino, 5 giu. (LaPresse) – “Berlinguer uomo forte del partito. Eletto nel ’68, comincia a fare i suoi discorsi alla Camera ma in modo abbastanza distaccato perché il centro dei suoi pensieri era la direzione del partito”. Con queste parole il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha ricordato, con voce commossa, Enrico Berlinguer, segretario generale del Partito Comunista Italiano dal 1972 fino alla morte. Napolitano ha parlato di lui durante un’intervista con Eugenio Scalfari, in esclusiva per Repubblica, la cui versione integrale sarà proiettata domenica a Firenze durante ‘La Repubblica delle Idee’.
“Io l’avevo conosciuto in quel famoso dicembre del ’45, quando ci incontrammo al congresso nazionale del partito – ha ricordato Napolitano – Ricordo che era l’ultimo dell’anno, perchè quel congresso cominciò dopo Natale e finì alcuni giorni dopo Capodanno. Passammo tutti la fine dell’anno a Roma e io fui invitato a passarla a casa di un giovane comunista che si chiamava Piero della Seta, che poi fu un combattivo consigliere comunale di Roma. Quella notte eravamo insieme con Enrico”. “Siamo stati molto amici, anche le nostre famiglie, le moglie e i figli, e molto solidali perché ho fortemente sostenuto la sua linea politica”, ha spiegato ancora Napolitano, con la voce rotta dalla commozione.
“Abbracciammo insieme, dopo il Cile, la politica del compromesso storico, della solidarietà nazionale – ha ancora detto il capo dello Stato – Io fui uno degli esecutori di quella politica, perchè si costituirono dei piccoli gruppi di collaborazione fra i partiti del fronte delle astensioni e il governo guidato da Andreotti. Io avevo la responsabilità di seguire le questioni della politica economica e dei rapporti con i sindacati, in strettissima unione con Berlinguer. Ero al tavolo della delegazione che con Berlinguer incontrò Moro e la delegazione della Democrazia Cristiana nel ’76. Abbiamo vissuto insieme anche gli anni tragici del terrorismo”, ha concluso.
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