Roma, 21 giu. (LaPresse) – “Non sapevo dell’Ici non pagata, se ci sono state irregolarità faro come qualunque cittadino: pagherò con gli interessi. Però vorrei dire, per verità, che non mi sono mai occupata personalmente della gestione di queste cose”. Si difende così Josefa Idem, ministro per le Pari opportunità e per lo Sport, intervistata da Repubblica sulla questione dell’Ici non pagata su una casa del ravennate. “Non posso accettare che si metta in dubbio la mia onestà. Capisco – ha aggiunto – che posso aver fatto un errore nell’affidarmi a persone che non hanno fatto il mio interesse”. Sulle sue possibili dimissioni ha detto: “Ho parlato a lungo con lui (il premier Enrico Letta, ndr), mi ha rinnovato la sua fiducia e questo mi ha fatto molto piacere. Non sono il tipo che bara, nè nello sport nè fuori”. La Idem ha spiegato di credere molto nel suo impegno politico e spera di chiarire subito la questione dell’Ici.

“Entrando nel governo – ha spiegato Idem – ci ho rimesso sul piano della vita privata e sul piano economico. Ma faccio un lavoro bellissimo e penso che ne valga la pena: di combattere contro la marginalità e la precarietà dello sport, di dare dignità agli atleti, di spiegare che lo sport giovanile è cultura e di fare in modo che entri nelle scuole, di combattere contro i pregiudizi verso le donne picchiate e uccise ogni giorno, verso chi è più debole e non vede riconosciuti i suoi diritti. Questo è quello che sono venuta a fare e vorrei provare. Se poi il gioco al massacro abituale tutto intorno a noi – spiega il ministro – prevede che sia questo il mio turno di essere fatta a pezzi, io dico: la poltrona non mi interessa, mi interessa il progetto per cui sono stata chiamata. Se posso arrivare al traguardo ci provo, come sempre, con le mie sole forze”. “Ma non si muore in gara – ha concluso – si combatte fino a che è sensato farlo”.

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