Roma, 29 giu. (LaPresse) – “Abbiamo un debito pubblico elevato che va onorato perchè ogni anno emettiamo 400 miliardi di titoli. Un obbligo che sarebbe lo stesso se non fossimo nell’Ue e non ci fosse il Fiscal compact. Vogliamo rilanciare l’economia riducendo le tasse su lavoro e impresa. Non possiamo farlo aumentando il debito quindi dobbiamo ridurre le spese”. Così il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni spiega al Corriere della Sera il suo piano per ridurre le spese. “Noi vogliamo ridurre le spese correnti – dice il ministro – ma non è un lavoro che consenta in poche settimane di reperire miliardi di euro”.

“Riconvocheremo il comitato interministeriale per il controllo della spesa e avremo un commissario straordinario”, prosegue Saccomanni che chiarisce: “Porteremo avanti il lavoro di Monti ma esamineremo l’intera strategia e le procedure operative”. Il ministro esprime poi un apprezzamento verso il lavoro che fu di Padoa Schioppa: “Molto è stato fatto con la revisione della spesa iniziata con Tommaso Padoa Schioppa”. “Nessuno si illuda che vengano fuori spese misteriose da tagliare senza che nessuno protesti. Bisogna scandagliare settore per settore”, spiega ancora il ministro Saccomanni al Corriere della Sera e promette: “I costi standard sono già stati applicati sulla spesa sanitaria ma non quella delle Regioni a statuto speciale. Serve un intervento”. “Agiremo con la collaborazione di tutti i diretti interessati: dai ministeri alle Regioni. C’è un nuovo Ragioniere generale, che viene dalla Banca d’Italia: Daniele Franco”, aggiunge il ministro.

Sui tempi e le modalità Saccomanni dice di non avere “la bacchetta magica” e spiega: “E’ il paradosso della spesa pubblica: sembra che non ci sia niente da tagliare su un totale di 800miliardi del 2013, 725 al netto degli interessi. Il totale su cui si può lavorare ammonta a 207 miliardi, una cifra calata dello 0,5% rispetto al 2012 e dell’8,5% rispetto al 2009”. Per il ministro questi i prossimi passi: “L’approvazione della delega fiscale che ha ottenuto in Parlamento una corsia preferenziale ci consentirà di riformare il fisco, ad esempio partendo dal catasto”. Saccomanni poi assicura la riforma dell’Imu “entro agosto” e il rispetto del vincolo del 3%: “certo – dichiara – confidiamo nella ripresa nell’ultima parte dell’anno e in una riduzione della spesa per interessi sul debito pubblico rispetto alle previsioni”. A proposito dell’anticipo degli acconti, Saccomanni chiarisce che “può essere considerato un prestito dei contribuenti che a livello individuale ha un peso molto soft comunque compensato con minori versamenti al momento del saldo”.

Il ministro aggiunge che “i segnali positivi ci sono ma a volte le polemiche, anche dentro la coalizione, finiscono per dare l’impressione che la situazione continui a peggiorare. Non è così: il livello della produzione industriale si è stabilizzato”. A proposito dei derivati Saccomanni conclude dicendo che “le emissioni dei titoli sono andate bene e il nostro spread è sceso nuovamente a 280 punti. Gli strumenti di copertura dei rischi comportano ovviamente un costo. Che vale la pena di sostenere per riparare i conti pubblici dalle continue oscillazioni dei tassi di interesse. In prospettiva c’è un rischio concreto di rialzo dei tassi”.

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata