Roma, 31 lug. (LaPresse)- Domani pomeriggio si conoscerà la sorte di Silvio Berlusconi nel processo Mediaset che vede tra gli imputati il Cavaliere, condannato in appello a 4 anni di reclusione per frode fiscale e a 5 di interdizione dai pubblici uffici. Alle 12 i giudici della corte feriale, presieduta da Antonio Esposito, si chiuderanno in camera di consiglio. La sentenza della Cassazione è attesa nel pomeriggio, verosimilmente, dopo la chiusura della Borsa. Oggi, al ‘Palazzaccio’, è stata la giornata delle difese. Ieri, il procuratore Antonio Mura, dopo aver definito Berlusconi “l’ideatore del meccanismo delle frodi fiscali”, aveva chiesto il rigetto dei ricorsi delle difese degli imputati (e quindi la conferma delle condanne). Da ricalcolare invece l’interdizione dai pubblici uffici.

GHEDINI: MANCANO LE PROVE DELL’ACCUSA. “Manca nel tessuto della sentenza un elemento probatorio che Berlusconi abbia partecipato al reato”. Questo uno dei passaggi dell’arringa difensiva di Niccolò Ghedini, avvocato di Berlusconi, che ha preso la parola nel primo pomeriggio. “Il procuratore generale – ha affermato il legale – ha detto che per Berlusconi ci sarebbero state attività ulteriori oltre alla fatturazione. Quindi mi sarei aspettato dal pg delle integrazioni rispetto alle motivazioni della Corte di Appello, in cui non c’è nulla a riguardo. Integrazioni che non ci sono state perché non ci sono attività ulteriori oltre la fatturazione”. Secondo Ghedini, la vicenda dei diritti Mediaset è un processo nel quale “non ci è stata data possibilità di difenderci” e che ormai è diventato “il mio incubo notturno”.

COPPI: SENTENZA SI MUOVE DA PREGIUDIZIO. “Tutta la sentenza si muove da un pregiudizio, un meccanismo truffaldino ideato negli anni ’80 di cui Berlusconi è stato il dominus”. Questo un passaggio dell’arringa di Franco Coppi, il principe del foro, che ha preso la parola dopo Ghedini. La sua arringa era molto attesa. Secondo il legale la Corte d’Appello di Milano “poteva avere l’umiltà di ripercorrere e rivedere, invece ci ha posto il classico fine del non ricevere”. “Il pregiudizio – ha spiegato il legale – è che ci sia un meccanismo truffaldino ideato negli anni ’80; che sia stato ideato da Berlusconi. Ecco perchè – ha concluso Coppi – non sono state ammesse le prove con cui la difesa avrebbe potuto ribaltare quel pregiudizio”.

LA DIFESA DEGLI ALTRI IMPUTATI. Questa mattina, invece, sono intervenuti i legali degli altri imputati. Luca Mucci, difensore di Lorenzano, ha fatto sapere che il suo assistito sta viaggiando verso italia per “eventualmente costituirsi”. Ha preso poi la parola l’avvocato di Frank Agrama, Roberto Pisano. E’ presente una “chiara contraddittorietà – ha detto il legale – tra la sentenza d’appello e gli atti presenti nel processo. Mentre per l’ex dipendente Mediaset Gabriella Galetto hanno parlato il professor Nicola Mazza Cuva e Filippo Dinacci.

Le possibilità in campo rimangono le stesse di ieri per Silvio Berlusconi.

OK CASSAZIONE A RICHIESTA PG. Nel caso in cui la Cassazione decidesse di rimodulare ‘motu proprio’ la pena accessoria, l’interdizione dai pubblici uffici scatterebbe subito dopo il via libera dell’aula del Senato al parere della Giunta per le autorizzazioni. Il Cavaliere decadrebbe dal ruolo di parlamentare e potrebbe ritornare a ricandidarsi o a ricoprire una carica pubblica solo dopo il 2016, trascorsi i tre anni dell’interdizione. Applicazione immediata, invece, della pena di 4 anni (3 anni coperti dall’indulto, un anno con le opzioni degli arresti domiciliari o dei servizi sociali).

OK CASSAZIONE A RIMODULAZIONE, MA RINVIO IN APPELLO. Nel caso in cui la Suprema Corte dovesse decidere di accogliere la richiesta del pg sulla rideterminazione dell’interdizione, affidando però il compito alla Corte d’appello di Milano, si allungherebbero i tempi e Berlusconi potrebbe continuare a svolgere il suo ruolo da parlamentare fino alla nuova decisione. Non cambia la situazione per quanto riguarda la pena dei 4 anni, se la Cassazione dovesse decidere di confermare l’impianto emerso nei primi due gradi di giudizio.

GLI ALTRI SCENARI. Già noti, invece, gli altri scenari che potrebbero prefigurarsi per l’ex presidente del Consiglio. I giudici della sezione feriale potrebbero confermare la condanna d’appello per l’ex premier: 4 anni di reclusione (tre coperti dall’indulto, ndr) con l’interdizione per 5 anni dai pubblici uffici. Altra strada è quella che la Cassazione annulli in toto la sentenza impugnata e assolva l’ex premier. Ulteriore decisione possibile è quella di un appello bis: in quel caso, la Suprema Corte dovrebbe accogliere qualche rilievo tecnico sollevato dalla difesa del Cavaliere. In questo caso sarebbe la Corte d’appello di Milano, cui verrebbe rinviato il caso, a prendere atto dell’avvenuta prescrizione per una parte del reato di frode fiscale contestato all’ex presidente del Consiglio.

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