Roma, 31 lug. (LaPresse) – La sentenza della corte di Cassazione su Silvio Berlusconi nel processo Mediaset potrebbe arrivare nel pomeriggio di domani. Stando al calcolo della tempistica e considerando che la sezione feriale davanti alla quale si sta celebrando il processo domani mattina è impegnata in altre udienze pubbliche, si stima che la camera di consiglio possa verosimilmente iniziare o essere aperta intorno all’ora di pranzo. Tutto questo lascia presupporre, quindi, che la sentenza arrivi nel pomeriggio di domani. Entro stasera termineranno invece le arringhe dei due legali del Cavaliere, Niccolò Ghedini e Franco Coppi.

Il presidente della sezione feriale della Suprema Corte, Antonio Esposito, lo aveva già annunciato in tarda mattinata, invitando i legali degli imputati a stringere i tempi delle loro arringhe,e sottolineando che la Camera di Consiglio avrebbe potuto a domani qualora i tempi degli interventi dovessero prolungarsi nella giornata di oggi. L’allungamento dei tempi è dovuto al fatto che sono quattro gli avvocati che pronunciano le rispettive arringhe nel pomeriggio: i due legali dell’imputata, Gabriella Galetto, e i due avvocati di Silvio Berlusconi, Niccolò Ghedini e Franco Coppi. Quest’ultimo ha riferito che la sua arringa dovrebbe rientrare nelle due ore di tempo. “Prendo atto della vostra richiesta di stringere i tempi, ma noi non abbiamo problemi: la camera di consiglio può iniziare stasera e poi possiamo aggiornarci domani”, le parole pronunciate dal presidente Esposito in aula.

Intanto l’avvocato Niccolò Ghedini, uno dei due legali di Silvio Berlusconi nel processo Mediaset in Cassazione, in mattinata ha ironizzato sui tempi dell’arringa difensiva che terrà nel pomeriggio davanti ai giudici della sezione feriale della Suprema corte.”Parlero’ 7-8 ore”, ha detto ironico per poi precisare: “Credo un’oretta”.

Ieri, al termine di una lunga requisitoria, il procuratore generale della sezione feriale della Corte di Cassazione, Antonello Mura, ha chiesto che l’interdizione dai pubblici uffici per Silvio Berlusconi, decisa dalla Corte d’appello di Milano, vada “rideterminata” da 5 a 3 anni. Il pg ha parlato davanti al collegio giudicante chiamato a decidere se confermare o meno la condanna del Cavaliere per frode fiscale.

Rigettato, invece, il ricorso della difesa dell’ex presidente del Consiglio per quanto riguarda la condanna di 4 anni. “Ferma la condanna per il reato di frode fiscale, la pena della reclusione e l’interdizione dai pubblici uffici, occorre ricondurre questa sanzione accessoria ai termini di legge”, ha detto il procuratore generale. “Cinque anni di interdizione – ha proseguito – non sono giustificabili”, spiegando che la norma vigente prevede, in caso di reati analoghi, l’interdizione da uno a tre anni, mentre la Corte d’appello non ha motivato sufficientemente la decisione di innalzarla a cinque. La strada auspicata da Mura è che sia la stessa Cassazione a rideterminare l’interdizione: una strada che i giudici della Suprema Corte potranno perseguire o, al contrario, rimandare la questione all’appello di Milano.

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