Roma, 23 ago. (LaPresse) – E’ ancora braccio di ferro tra Pdl e Pd sul affaire giuridico di Silvio Berlusconi, ma questa volta lo scontro è sulla soluzione di tutti i problemi, l’amnistia. Dal Nazareno, dopo le dichiarazioni del guardasigilli Anna Maria Cancellieri e della Difesa, Mario Mauro, sull’adozione di questo provvedimento, soprattutto come soluzione al sovraffollamento delle carceri, si sono alzate voci dure come quella del responsabile della segreteria del partito, nella persona di Davide Zoggia, che ha definito il provvedimento un “ripescaggio, per salvare Berlusconi”.

Peccato che in Parlamento giacciono già da qualche mese due proposte di legge che intendono proprio ricorrere all’atto di clemenza, che estingue il reato, con l’obiettivo di migliorare la situazione carceraria. E queste due proposte di legge vedono proprio come primo firmatario alla Camera, Sandro Gozi, e al Senato come cofirmatari, Luigi Manconi, Paolo Corsini e Mario Tronti. Tutti parlamentari del Pd.

Parecchi mesi prima del giorno della sentenza della Cassazione del 1^ agosto che ha confermato in via definitiva la condanna di Berlusconi per frode fiscale, e quindi in tempi non sospetti, il 23 marzo, alla Camera e il 9 maggio al Senato, Gozi e Luigi Compagna (Gal), hanno depositato due disegni di legge che intendono ricorrere all’amnistia per fermare l’aumento spropositato della popolazione carceraria.

Il problema, ad oggi, è che questi provvedimenti, se approvati, metterebbero la parola fine a tutti i problemi giuridici del Cavaliere. Entrambi i testi infatti intendono includere nell’atto di clemenza “tutti i reati commessi entro il 14 marzo 2013 per i quali è stabilita una pena detentiva non superiore nel massimo a quattro anni, ovvero una pena pecuniaria, sola o congiunta alla suddetta pena detentiva”. In sintesi, con l’approvazione del Parlamento, sarebbe salva l’agibilità politica di Berlusconi.

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