Roma, 4 set. (LaPresse) – Far ‘saltare il banco’ ancor prima che la giunta delle Elezioni e le Immunità di palazzo Madama decida, o addirittura inizi a discutere, della decadenza da senatore di Silvio Berlusconi. All’interno del Pdl, spiegano fonti parlamentari, “si vive alla giornata”, tra fughe in avanti e retromarce, ma “alla fine decide il presidente e si fa quello che dice lui”. Il presidente, però, questa volta sembra proprio essere intenzionato allo strappo, tanto che anche negli ambienti ministeriali in quota Pd comincia a prendere corpo l’ipotesi di una crisi di Governo. L’idea del Cavaliere sarebbe quella di andare a votare a novembre, senza dare alla giunta del Senato la possibilità di proclamare la decadenza e prima di un’eventuale pronuncia della Cassazione sull’interdizione dai pubblici uffici, anche qualora il tribunale di Milano arrivasse in tempo (la sentenza è attesa per ottobre) a riformulare il verdetto di appello.

“Anche in questo caso – spiega però il costituzionalista ed ex senatore Pd Stefano Ceccanti – Berlusconi incorrerebbe nell’incandidabilità prevista dalla legge Severino” che stabilisce che chi riceve una condanna superiore a due anni di reclusione (4 quelli comminati al leader Pdl, diventati uno per l’indulto) non può candidarsi per sei anni. Berlusconi e i suoi legali, spiegano preoccupate alcune ‘colombe’ del partito, avrebbero già pronto il piano d’attacco. Il Cavaliere potrebbe presentarsi alle urne comunque, urlando al ‘colpo di Stato’ delle toghe e del Pd, che, pur di eliminare per via giudiziaria il nemico di sempre, non ha avuto scrupoli nel ‘buttare a mare’ l’alleato di Governo. Sarebbe ancora viva nella memoria degli elettori, spiegano le stesse fonti, la “vittoria” dell’eliminazione dell’Imu, una carta da giocare prima che l’arrivo di altre tasse “ne metta in discussione il valore”. Sarebbe l’ufficio elettorale in questo caso, spiega ancora Ceccanti, “a depennarlo dalle liste”. Berlusconi, continua, potrebbe a questo punto rivolgersi all’ufficio elettorale centrale e, “secondo il Pdl questo incaricherebbe il Tar di risolvere la cosa, sollevando magari davanti alla Corte costituzionale la questione della costituzionalità della legge Severino”.

Il costituzionalista, però, avverte: “Non è neanche detto – sottolinea – che il Tar sia competente, perché nella legge del processo amministrativo il Tar derime le controversie relative a tutte le elezioni tranne quelle politiche, anche se non mancano le interpretazioni per cui si può arrivare ad una competenza del Tar per le Politiche per via interpretativa”. Passaggi tecnici a parte, però, fanno notare alcuni parlamentari Pdl, il vero rischio che Berlusconi corre attuando questa strategia “si chiama Letta bis”. Non sono solo le possibili aperture arrivate negli ultimi giorni dai senatori M5S ‘dissidenti’ in nome di una nuova legge elettorale a preoccupare. “Anche qualcuno dei nostri – spiegano – potrebbe capitolare”. La giunta delle Elezioni, in caso di mancato scioglimento delle Camere, assicura il senatore Pd Felice Casson, continuerebbe a lavorare. “Qualsiasi cosa accada all’esterno, dal ritiro della delegazione ministeriale Pdl al Letta bis – assicura – non ci tange”. Ecco perché Schifani lancia, al termine della riunione del gruppo di palazzo Madama, un ultimo messaggio al Pd: “Non siamo pronti a nessuna crisi di Governo – spiega – Naturalmente tutto dipende dal comportamento di altri partiti e non dal nostro” che – avverte – è “unito, pronto a qualsiasi battaglia”.

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