Roma, 4 set. (LaPresse) – Si sono fatte più insistenti a Roma, in serata, le voci secondo le quali sarebbe venerdì il momento cruciale per le sorti del governo Letta. In quella giornata, infatti, potrebbe verificarsi il gesto più clamoroso che Berlusconi avrebbe chiesto di compiere ai ministri del Pdl presenti nell’esecutivo: non le dimissioni vere e proprie, ma una ‘autosospensione’ in attesa di vedere che cosa farà il Pd lunedì prossimo, durante la prima riunione della Giunta del Senato chiamata a decidere sulla decadenza del Cavaliere. Se così fosse, si spiega negli ambienti del Pdl, il gesto dei ministri dovrebbe essere interpretato come l’ultimo e clamoroso messaggio al Pd: o si tratta sul caso-Berlusconi o dall’autosospensione si passerà subito al ritiro della fiducia a Enrico Letta.
Le indiscrezioni sulla giornata di venerdì hanno cominciato a trapelare nel primo pomeriggio e, si dice, avrebbero trovato conferma nei commenti preoccupati proprio di alcuni ministri del Pdl, combattuti tra la ‘disciplina’ di un gesto molto grave rispetto al loro ruolo istituzionale. Nello stesso tempo, ci sarebbe consapevolezza tra le ‘colombe’ del Pdl, che l’autosospensione avrebbe immediatamente ripercussioni sul governo: lo stesso Letta, infatti, ma soprattutto il Pd, giudicherebbero la decisione dei ministri come l’apertura formale della crisi e chiederebbero probabilmente al Quirinale di prenderne atto, per valutare se il governo Letta o un Letta-bis abbiano in qualche modo una maggioranza al Senato.
Ma è dunque davvero questa l’intenzione del Cavaliere? Questa sera, a Roma, i ragionamenti e le presunte indiscrezioni sul possibile ‘venerdì nero’ del Governo Letta si susseguono, assieme alle voci di un costante contatto tra il Colle e gli ambienti più moderati dell’entourage di Berlusconi. Che, a loro volta, fanno filtrare invece una versione più edulcorata del possibile ‘ultimatum del venerdì’: l’autosopensione dei ministri del Pdl, dunque, sarebbe solo una delle tante ipotesi (spesso contradditorie tra loro) esaminate nei vertici e nei tanti ‘pour parler’ che si susseguono a Palazzo Grazioli. “Un’intenzione, solo un’intenzione – spiega una delle ‘colombe’ berlusconiane – Non è detto che ne nasca qualcosa di concreto. Di qui a venerdì mattina, ci sono ancora due notti. E se una notte porta consiglio, due possono addirittura far ragionare moltissimo’.
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