Roma, 12 set. (LaPresse) – Due volte Presidente del Consiglio, ministro della Repubblica in tre diversi governi, giurista costituzionalista e docente universitario, presidente della repubblica ‘mancato’. A lungo socialista e ‘braccio destro’ di Bettino Craxi, sopravvissuto senza conseguenze giudiziarie alla bufera di Tangentopoli, stimato e utilizzato in politica (e per incarichi importanti) dagli ex comunisti (nella loro lunga transizione dal Pci verso il Pd, passando per il Pds e i Ds). Infine approdato ufficialmente all’esperienza del Partito Democratico. Il curriculum di Giuliano Amato, 75 anni, era già importante e da oggi si può arricchire della nomina di giudice della Corte Costituzionale. Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha infatti scelto lui come nuovo membro della Consulta, in sostituzione del professor Franco Gallo. Soprannominato da Eugenio Scalfari ‘dottor Sottile’ per la sua intelligenza politica e per la gracilità dal punto di vista fisico, Amato nasce a Torino nel 1938, ma i suoi studi si sviluppano tra Pisa e New York, dove consegue il master in diritto comparato alla Columbia University nel 1962. Amato è stato professore di diritto costituzionale comparato all’università La Sapienza di Roma dal 1975 al 1997. Dopo anni di insegnamento è tuttora professore emerito all’Istituto Europeo di Fiesole e docente della School of Government presso la Luiss di Roma.

Ma Giuliano Amato è conosciuto non solo per la sua carriera accademica. Fin da giovanissimo si dedica alla politica, aderendo inizialmente al Partito Socialista e divenendone neli Anni 80 il vicesegretario generale. Deputato nelle fila del Psi dal 1983 al 1994 e nell’Ulivo dal 2001 al 2008 Amato è stato sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con Bettino Craxi, ministro del Tesoro nei governi presieduti da Giovanni Goria e da Massimo D’Alema e ministro dell’Interno nell’ultimo governo Prodi. Ma il dottor Sottile può vantare nel suo cursus honorum anche due tornate da Presidente del Consiglio, la prima nel biennio 1992-93 e la seconda nel 2001-2001. Nel suo primo mandato da premier Amato risolve una difficile situazione finanziaria, approvando nell’estate ’92 un discusso decreto che prevedeva il prelievo forzoso del 6 per mille dai conti bancari. La sua autorevolezza gli ha permesso di conseguire in carriera numerose nomine di prestigio, anche a livello internazionale. Amato ha presieduto infatti l’Autorità garante della concorrenza e del mercato dal 1994 al 1997, è stato vice-presidente della Convenzione per il futuro dell’Europa (2002-2003) e presidente della Commissione internazionale sui Balcani, costituita nel 2005 dalla Bosch Stiftung, dal German Marshal Fund, dalla King Baudouin Foundation e dalla C.S. Mott Foundation. Nel 2002 il politico di estrazione socialista è stato eletto Honorary Fellow della American Academy of Arts and Sciences. È presidente del Centro Studi Americani e presidente dell’International Advisory Board della Fondazione ItalianiEuropei e del Comitato Scientifico di Astrid. Editorialista di settimanali come ‘Panorama’ e ‘L’Espresso’, ha scritto numerosi libri e nel 2009 è stato nominato presidente dell’Istituto dell’Enciclopedia Treccani.

Più volte si è parlato di Giuliano Amato come possibile Presidente della Repubblica. La prima nel 2006, quando sembrava che il dottor Sottile potesse succedere a Carlo Azeglio Ciampi al Colle; il suo nome era stato proposto dal centrodestra. L’Unione guidata da Romano Prodi preferisce però candidare Giorgio Napolitano, che viene poi eletto. Nello scorso aprile il nome di Amato è di nuovo tra i papabili. Per giorni sembra che la sua figura possa essere l’ideale per far convergere le preferenze di un Parlamento senza una maggioranza netta. La confusione politica del momento impedisce però qualsiasi accordo tra i partiti e Giorgio Napolitano viene rieletto, primo caso di doppio mandato per il capo dello Stato nella storia della Repubblica italiana. Amato negli ultimi anni anni è stato al centro di accuse riguardanti i redditi percepiti per i vari ruoli politici ricoperti (la cifra si aggirerebbe sui 30mila euro mensili). Il professore ha sempre rispedito queste critiche al mittente, chiarendo che percepisce 11mila euro di pensione oltre a un vitalizio parlamentare che devolve in beneficenza. Le polemiche più furibonde, soprattutto da parte del centrodestra e dei suoi giornali di riferimento (oltre che da parte della famiglia Craxi) hanno riguardato, però, soprattutto il suo lungo sodalizio politico-istituzionale con Bettino Craxi e la successiva collaborazione con quel mondo post-comunista indicato, dai ‘fedelissimi’ dell’ex segretario del Psi passati al fronte berlusconiano, come il ‘mandante’ della fine politico-giudiziaria del politico socialista poi morto latitante’ ad Hammamet.

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata

Tag: