Roma, 2 ott. (LaPresse) – Il Governo Letta ha incassato la fiducia in entrambi i rami del Parlamento. Anche la Camera infatti ha approvato la mozione con 435 sì e 162 no, dopo i 235 voti favorevoli del Senato contro i 70 no, arrivati solo da M5S, Lega e Sel. All’esecutivo è arrivato anche il messaggio del Capo dello Stato Giorgio Napolitano che ha parlato di “sfida vinta” dal governo e ha lanciato un monito. “Il presidente del Consiglio e il governo – ha detto Napolitano – non potranno tollerare che si riapra un quotidiano gioco al massacro nei loro confronti”. Una giornata carica di tensioni per il premier Enrico Letta. Dopo 48 ore di tira e molla e assistendo a una spaccatura sempre più profonda nel Pdl, l’ex premier Silvio Berlusconi con un colpo di scena si è presentato in aula in Senato e ha annunciato il sì alla fiducia al Governo.

BERLUSCONI INDECISO FINO ALL’ULTIMO. I palazzi della politica hanno vissuto una giornata convulsa, al centro della quale ci sono state le diverse riunioni del Pdl a palazzo Madama. Berlusconi è rimasto indeciso fino all’ultimo sul da farsi. Possibilista a metà mattinata sul sì a Letta, aveva sottoposto la questione al voto dell’assemblea dei suoi senatori, la quale aveva comunque approvato la sua posizione, il no al Governo. Assemblea alla quale però non avevano preso parte Roberto Formigoni, Carlo Giovanardi e un’altra ventina di dissidenti che avevano annunciato il proprio sostegno all’esecutivo, incluso Andrea Augello, l’uomo che ha condotto la battaglia dentro la giunta per le Elezioni per impedire la decadenza del Cavaliere. Formigoni aveva già annunciato l’intenzione di dare vita a un nuovo gruppo, la cui consistenza numerica sembrava crescere di minuto in minuto, a partire da 22 senatori che avevano già firmato.

IL CARTELLO DI ALFANO. A chiarire i numeri è stato un cartello mostrato dal segretario del partito Angelino Alfano, capo dello schieramento dei dissidenti a difesa dell’esecutivo, mostrato a Enrico Letta in aula. Un cartello finito negli scatti dei fotografi, sul quale si leggeva chiaramente: “32 per sfiducia, 24 per l’uscita dall’aula, 25 votano fiducia. Una decina di assenti o non schierati! Una decisione così grave assunta da 1/3 del gruppo!!!”.

PDL SPACCATO. Di qui la scelta: nel timore che il Pdl si spaccasse in due e che la maggioranza dei suoi parlamentari lo abbandonasse, Berlusconi deciso di votare la fiducia all’esecutivo, ricompattando il partito. Ma non è bastato, la frattura era ormai consumata. Subito dopo il voto in Senato, poco prima che il premier entrasse per il suo discorso in aula alla Camera sulla mozione di fiducia gemella, il gruppo dei dissidenti Pdl capeggiati da Alfano ha registrato la nascita di un nuovo gruppo parlamentare. La richiesta è stata depositata da Fabrizio Cicchitto ed è stata sottoscritta da 12 deputati.

LETTA: “NESSUNO SCAMBIO SU DECADENZA BERLUSCONI”. Poco dopo Enrico Letta è entrato in aula e ha messo in chiaro che non ammetterà scambi tra il voto in giunta delle Elezioni sulla decadenza da senatore di Berlusconi e il sostegno al Governo: “Basta con i ricatti – ha detto -. Non si governa con i ricatti e comunque si è dimostrato che tanto questo Governo non casca”. E comunque, ha aggiunto, scatenando l’applauso di una parte dell’aula, “è un risultato che ci sarebbe stato comunque, tanto per essere chiari fino in fondo”.

NESSUN PROBLEMA ALLA GIUNTA PER LE ELEZIONI. Scontata a questo punto l’approvazione della mozione di fiducia alla Camera, e la formazione di un nuovo gruppo dei dissidenti anche al Senato. In giunta per le Elezioni, ha chiarito il presidente dell’organismo Dario Stefàno, non cambierà nulla sulla composizione, né sui tempi che riguardano il voto sulla decadenza di Berlusconi. Ciò che invece andrà chiarendosi nei prossimi giorni sarà il rapporto tra il Cavaliere e il suo ex delfino Alfano e i relativi contraccolpi al Pdl.

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