Roma, 7 ott. (LaPresse) – Non basta la pace scoppiata tra Letta e Alfano a tenere il Governo delle larghe intese al riparo da polemiche e tensioni. A far riaffiorare lo scontro tra Pd e Pdl è un emendamento presentato dai democratici al decreto Imu (primo firmatario Mario Marchi) che prevede il pagamento della prima rata della tassa sulla casa per le abitazioni con rendita catastale superiore ai 750 euro e di utilizzare le entrate recuperate per rideterminare l’aliquota Iva dal 22% al 21% dal primo novembre 2013 e fino al 31 dicembre 2013, aumentare il rifinanziamento della Cassa integrazione in deroga da 500 a 900 milioni di euro e dotare di 50 milioni per il 2013 il fondo per gli affitti.

La proposta di modifica viene in un primo momento dichiarata inammissibile “per estraneità di materia” dalle commissioni Bilancio e Finanze della Camera. Lo stesso destino tocca anche ad un altro emendamento Pd (prima firmataria Cristina Bargero) che prevede di arrivare alla riduzione di un punto percentuale dell’Iva per il 2013 escludendo dall’abolizione della prima rata dell’imposta municipale gli immobili di proprietà dei soggetti Irpef il cui reddito complessivo annuo risulti inferiore ad euro 100.000.

Le due proposte di modifica vengono però ‘ripescate’ dalle commissioni dopo l’esame dei ricorsi contro l’inammissibilità presentati dai gruppi. Se inammissibile rimane per entrambi gli emendamenti la previsione di riportare l’Iva al 21% dal 1 novembre al 31 dicembre, resta in piedi la proposta di far pagare la prima rata dell’Imu alle abitazioni con rendita catastale superiore ai 750 euro e destinare le entrate risparmiate dalla limitazione dell’abolizione della tassa sulla casa per aumentare il rifinanziamento della Cig in deroga da 500 a 900 milioni di euro e dotare di 50 milioni per il 2013 il fondo per gli affitti.

Ripristinata anche la parte dell’emendamento Bargero che esclude dall’abolizione della prima rata dell’imposta municipale gli immobili di proprietà dei soggetti Irpef il cui reddito complessivo annuo risulti inferiore ad euro 100.000. Le due proposte di modifica Dem, salvate dalla tagliola dell’ammissibilità, devono essere votate dalle commissioni (le votazioni inizieranno domani alle 9.30) e, in caso di approvazione, passare all’esame dell’aula, ma è già scontro tra i due maggiori partiti che sostengono il Governo.

“Se il Pd non ritira l’emendamento sulla soglia dei 750 euro – tuona Daniele Capezzone (Pdl), presidente della Commissione Finanze della Camera – compie un atto di autolesionismo politico per tre ragioni. La prima: perché è un emendamento tutto punitivo verso una quota rilevantissima di contribuenti. La seconda: perché il Pd verrebbe meno a un impegno politico pubblico e solenne del Governo. La terza: perché si determinerebbe un problema rispetto ai trasferimenti già avvenuti agli enti locali. Mi auguro che la notte porti consiglio al Pd”.

La proposta avanzata dal Pd “mira a una progressività della tassa ed è per questo corretta – spiega il democratico Francesco Boccia, presidente della commissione Bilancio della Camera -. Ma io credo che debba fare riferimento alla riforma che introdurrà la service tax”, ammette. “Ora stiamo discutendo del provvedimento che riguarda la prima rata Imu, incassata in questi giorni dai comuni come richiesto dall’Anci – aggiunge invitando i gruppi al ritiro degli emendamenti – non vanno fatti pasticci. Riaprire un dibattito sulla prima rata significherebbe fra l’altro creare squilibri fra i comuni che ricevono i trasferimenti”.

Dal Pd arrivano segnali di apertura: “L’obiettivo politico degli emendamenti presentati sul decreto Imu prima rata non è quello di metterne in discussione il contenuto, ma di avere un quadro complessivo di come si chiuderà il 2013 sulle diverse emergenze finanziarie”, spiega il capogruppo dem in commissione Bilancio Maino Marchi. “Siamo convinti che il Governo darà risposte soddisfacenti – aggiunge – a fronte delle quali potremo procedere al ritiro o alla riformulazione dei nostri emendamenti”.

A fine giornata sono 145 gli emendamenti considerati ammissibili (14 quelli ‘ripescati’ dopo i ricorsi per inammissibilità). Il provvedimento è atteso nell’aula di Montecitorio per mercoledì pomeriggio, ma – viste anche le tensioni di oggi – rimane in piedi l’ipotesi di un rinvio a giovedì.

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