Roma, 24 ott. (LaPresse) – Situazione di tensione nella maggioranza. “Se Rosy Bindi non si dimetterà da presidente dell’Antimafia il Pdl è pronto alla ‘guerriglia’ in Parlamento” avrebbe detto Brunetta nel corso del vertice di maggioranza sul decreto Pubblica amministrazione. Tensioni erano emerse peraltro oggi alla capigruppo alla Camera, con frizioni fra il capogruppo del Pdl a Montecitorio Renato Brunetta e il ministro per i Rapporti con il parlamento Dario Franceschini (Pd). “Per quanto ci riguarda – ha detto Brunetta – il decreto sulla Pubblica amministrazione può anche non essere convertito”. “Grande preoccupazione” aveva espresso già ieri in una nota il presidente dei deputati del Pdl “per il provvedimento sulla razionalizzazione delle Pa in discussione in Parlamento” che dovrebbe essere convertito in Legge entro il prossimo 30 ottobre. Per Brunetta “il decreto si è molto appesantito durante l’iter parlamentare, compromettendo così l’efficienza, la trasparenza e il rinnovamento” della Pa e “per quanto riguarda le disposizioni in materia di “stabilizzazione” dei cosiddetti “precari”, le proroghe contenute, oltre ad essere poco coerenti con il quadro finanziario delle Pa e con le politiche di riduzione della spesa, derogano del tutto al principio costituzionale del concorso pubblico”.

Brunetta oggi si è spinto oltre sottolineando che nel decreto “ci sono norme nel decreto che sono in contrasto con la legge di stabilità”. Una posizione che va a collidere con la ricerca di un punto di accordo in atto fra le altre forze politiche e che ha fatto scattare l’attacco di Franceschini secondo cui la posizione del capogruppo a Montecitorio del Pdl da un punto di vista politico, per la maggioranza di governo, “è grave, in particolare in quanto emersa in una sede come la capigruppo” dove si sè cercato di scongiurare il rischio di ostruzionismo da parte di altre forze politiche come il M5S. A questo punto il governo ha alzato il tiro “in un quadro mutato”, come aveva definito Franceschini la situazione venutasi a creare, autorizzando nel consiglio dei ministri la fiducia a tutti i provvedimenti, compreso il decreto sulla Pa. Un pericolo che però sembra essere al momento superato con l’orientamento su cui sembrano convergere in Parlamento, sia il M5S, ad esempio, che si è visto accettato 10 modifiche che ha proposto, sia il Pdl, di andare a avanti oggi a votare sino a notte per poi arrivare alla approvazione domani. Sempre che le tensioni nella maggioranza non aumentino per poi esplodere.

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