Alla Leopolda molti nuovi renziani, qualche ritorno e Madonna

Di Jan Pellissier

Firenze, 25 ott. (LaPresse) – “Ma quante Leopolde hai fatto te?”. Lungo le navate dell’ex stazione fiorentina, dove ha preso il via la quarta convention dei renziani, questa è la domanda più frequente. Da qui si misura il grado di fedeltà al sindaco ‘rottamatore’, anche se il termine qui non si usa più. Chi dice che c’era già nel 2010, smentito dai vicini. Chi dice orgogliosamente che è la prima volta, chi dice che ha sbagliato a votare Bersani un anno fa alle primarie. La vittoria è data per sicura, qualunque essa sia, e anche le polemiche sulle tessere per le segreterie provinciali appaiono lontane. La musica c’è ed è anche forte: molte cover, moltissimo Jovanotti e niente Fossati. All’entrata oltre a gadget vari, viene distribuito solo ‘Europa’, ‘l’Unità’ non si vede. I reduci delle passate edizioni vedono poche novità. Ed in effetti l’unica cosa nuova sono le facce, che in molti casi l’anno scorso non c’erano. Molte storie e molti volti noti.

“Questo è il terzo tempo, il primo è stato nel 1989, poi c’è stata l’Unione e ora Renzi. Io non ho mai avuto dubbi su dive andare”. Claudio Burlando, presidente della regione Liguria, è alla sua prima Leopolda, “mai avuto paura delle novità, mi piace costruire le cose nuove. La mia generazione a febbraio si è giocata l’ultima chance – spiega – ora se Matteo vuole ascoltare chi ha più esperienza, sono a disposizione”. Ma com’è lavorare con Renzi? “Acchiapparlo è difficile – spiega Burlando – segue molto il suo istinto, i giri suoi. Certo con lui costruire un gruppo dirigente non dev’essere facile”. “Io sono venuta alla prima Leopolda nel 2010, poi basta e ora torno. L’anno scorso ho votato Bersani e ho sbagliato” racconta Paola Concia. Ricompare sulla scena politica a Firenze anche Gianni Vernetti, sottosegretario agli Esteri con l’ultimo Governo Prodi, poi passato all’Api e da due tornato al suo lavoro di consulente in una società di relazioni internazionali. “Matteo – dice – mi ha chiamato per dargli una mano sulla politica estera, e io sono qui. Una candidatura? Vediamo”.

Sempre da Torino arriva Davide Gariglio, uno che c’era almeno già nel 2012 alla Leopolda. “A differenza di altri sindaci di grandi città – ricorda puntiglioso – ora sappiamo di essere maggioranza, il gruppo dei duri e puri si è allargato in questi 12 mesi, ma ora possiamo cambiare il Paese”. L’ex garante per la privacy, Francesco Pizzetti, non ha dubbi guardando i presenti: “Questo è un pubblico che non fa il pubblico, ma è gente che vuole esserci molto vivace”. Nell’aria risuona ‘Like a virgin’ di Madonna, sui maxischermi compare Berlusconi per pochi frame. “Questo forse è l’unico posto in Italia in cui nessuno si interessa di B.”, commenta il deputato Pd, Mino Taricco, uno che qui viene da sempre. L’ex margheritino, Stefano Lepri aggiunge, più realista: “In queste ore viviamo su due piani distinti, da una lato i congressi provinciali, e poi la Leopolda più in prospettiva”. David Sassoli, che proprio renziano non è, entrando alla Leopolda guarda ammirato l’allestimento: “Questo è un impianto da vero congresso contemporaneo”.