Roma, 29 ott. (LaPresse) – Giornata di caos in giunta del Regolamento al Senato, chiamata a decidere sul voto palese o sul voto segreto quando l’aula dovrà votare la decadenza di Silvio Berlusconi. I lavori sono iniziati intorno alle 15.20, ma il primo stop alla discussione è arrivato poco dopo dal senatore del Pdl Francesco Nitto Palma. “La corte d’appello di Milano – ha detto ai cronisti – ha appena detto che l’incandidabilità è una sanzione amministrativa e pertanto e non è retroattiva, quindi dà ragione a noi e non c’è motivo di andare avanti”.

A far agitare le acque sono state le motivazioni, rese note oggi, con cui i giudici della corte d’Apello di Milano hanno condannato Berlusconi a due anni di interdizione dai pubblici uffici. La legge Severino, spiegano nelle carte, che prevede l’ineleggibilità per 6 anni dei politici condannati in via definitiva per pene superiori ai 2 anni, non ha nulla a che vedere con la decisione dei giudici penali, che possono anche comminare pene accessorie. Per la corte di Milano deve essere l’autorità amministrativa e non quella giudiziaria ad irrogare la sanzione accessoria dell’incandidabilità.

Da qui la decisione dei senatori del Pdl di chiedere la sospensione dei lavori in Giunta. La discussione è ripresa in serata, al termine del voto in Senato sul decreto P.a. L’organo parlamentare guidato dal presidente Pietro Grasso si è aggiornato sulle relazioni di Francesco Russo (Pd) e Anna Maria Bernini (Pdl). I lavori sono stati rimandati a domani mattina alle 9, quando si procederà al voto.

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