Roma, 31 ott. (LaPresse) – Ventidue senatori ‘innovatori’ hanno promosso un appello rivolto al presidente del Senato Pietro Grasso, chiedendo che non ascolti il parere della Giunta sul voto palese e permetta dunque il voto segreto sulla decadenza da senatore di Silvio Berlusconi.

L’appello aperto, lanciato da Luigi Compagna primo firmatario, è stato firmato anche da Piero Aiello, Andrea Augello, Laura Bianconi, Giovanni Bilardi, Antonio Stefano Caridi, Federica Chiavaroli, Francesco Colucci, Nico D’Ascola, Roberto Formigoni, Antonio Gentile, Carlo Giovanardi, Marcello Gualdani, Giuseppe Marinello, Bruno Mancuso, Paolo Naccarato, Giuseppe Pagano, Luciano Rossi, Maurizio Sacconi, Francesco Scoma, Salvatore Torrisi e Guido Viceconte. La nota riporta che la lettera è condivisa dal ministro Quagliariello che non l’ha formalmente sottoscritta per rispetto dell’autonomia parlamentare.

Di seguito il testo. “Il parere della Giunta per il regolamento del Senato sul voto palese, oltreché tecnicamente infondato, contravviene alle regole della correttezza istituzionale. Non vi può essere infatti alcun dubbio sul fatto che il tipo di votazione in esame riguardi una persona e che dunque, ai sensi del terzo comma dell’articolo 113 del regolamento, debba avvenire a scrutinio segreto”. “Tale regola consolidata – si legge nella nota – rappresenta un argine contro il rischio che delicate questioni che riguardano singoli senatori e non coinvolgono in alcun modo l’indirizzo politico del Senato e quindi la dialettica fra maggioranza e opposizione e fra le forze politiche, possano essere risolte sulla base degli schieramenti parlamentari senza alcuna considerazione del merito specifico delle stesse. Ed è proprio per tali ragioni che il regolamento prevede un meccanismo di votazione idoneo a garantire a ciascun senatore la necessaria libertà di coscienza”.

“Del tutto speciosa appare l’argomentazione addotta dalla Giunta, secondo la quale, rappresentando un prerogativa dell’organo parlamentare a tutela della legittimità della propria composizione in forza dell’articolo 66 della Costituzione, la deliberazione in oggetto non riguarderebbe singole persone e non ricadrebbe come tale nella previsione dell’articolo 113, comma terzo del regolamento”, scrivono gli innovatori. “Se infatti la premessa di tale ragionamento può apparire in sé corretta, non può parimenti essere negato che tale deliberazione riguardi direttamente una persona: come tale, non può che essere adottata a scrutinio segreto”. “Per tutte queste ragioni – conclude la nota delle ‘colombe’ – noi sottoscritti senatori le chiediamo di assumere le decisioni che il regolamento le assegna per garantire il rispetto delle regole di votazione – e dunque la legalità dei nostri lavori – disattendendo il parere non vincolante della Giunta così come il comma 5 dell’articolo 113 le consente di fare”.

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