Di Donatella Di Nitto
Roma, 7 feb. (LaPresse) – Tutto rinviato. Matteo Renzi cambia passo dopo la direzione del Partito democratico di ieri e decellera dando quasi l’idea di aver abbracciato la vecchia politica del rinvio. Eppure non è così. Secondo quanto riferiscono fonti interne al partito lo stop del segretario dovrebbe essere letto come un momento doveroso per vedere se quanto si è seminato ha prodotto i suoi frutti. Al centro dell’agenda politica del sindaco di Firenze c’è sempre la riforma della legge elettorale e il pacchetto che dovrebbe alleggerire le istituzioni italiane. Ecco allora la scelta di attendere fino al 20 febbraio, quando ci sarà la nuova direzione, e vedere come si concluderà la partita in Parlamento sulla legge elettorale.
L’11 febbraio la Camera tornerà infatti ad occuparsi del provvedimento con la discussione degli emendamenti. E da martedì si dovrà cominciare a fare sul serio. Se l’iter parlamentare non riserverà sorprese producendo una nuova legge elettorale, raccontano i fedelissimi di Renzi, sarà lo stesso Enrico Letta a cambiare passo, ripartendo dalle riforme che servono al Paese e rimpolpando la compagine di governo, senza però ministri renziani. Con un test importante per il Pd da affrontare: le elezioni europee.
Qualora non fosse così il segretario del Nazareno avrebbe messo in conto due scenari: le dimissioni di Letta e il voto anticipato con il Porcellum o vestire i panni di salvatore della patria, accettare l’incarico dal presidente della Repubblica Napolitano, ovviamente dopo le dimissioni di Letta, e proseguire la strada delle riforme.
La prima ipotesi sembra scartata a priori da quasi tutte le forze politiche attualmente in campo. Primo fra tutti Silvio Berlusconi che ha troppe gatte da pelare al suo interno, dal punto di vista organizzativo di Forza Italia, e inoltre è evidente che non potendosi candidare almeno a maggio prossimo, il partito avrebbe bisogno di un suo successore che ancora non c’è. Anche Ncd e i vari frazionamenti di Scelta civica le urne non le desiderano, devono crescere ancora e acquistare consistenza. La stessa minoranza del Pd, confessano alcuni ben informati, hanno capito che le elezioni a maggio con questa legge potrebbero farli uscire dal Parlamento. Ecco allora, spiegano dal partito, la ragione del rinvio con la conferma a priori che Renzi non “disarcionerà mai il premier e non farà mai pressioni per mandarlo via da Palazzo Chigi”. Se deve gettare la spugna, insomma, Letta dovrà farlo per sua scelta.
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