Roma, 22 feb. (LaPresse) – Uno sguardo mai rivolto verso il suo compagno di partito. Un passaggio di consegne frettoloso tanto da risultare difficile anche ai fotografi immortalare il momento. La cerimonia della campanella, che ha sancito questa mattina a palazzo Chigi il passaggio tra il governo di Enrico Letta e quello di Matteo Renzi, è stata all’insegna del distacco e del gelo. Il premier uscente, senza appunto mai guardare il sindaco di Firenze, ha preso la campanella, l’ha messa nella mani di Renzi e dopo qualche secondo si è congedado con un distaccato e impassibile “Arrivederci”. Troppo facile notare, invece, il cambiamento di atteggiamento di Letta quando, uscito nel cortile interno del palazzo, ha ricevuto gli onori militari dalle forze armate in alta unioforme.

Durante l’Inno di Mameli si è messo la mano sul cuore. Lungo e sentito, è partito un applauso dai dipendenti di palazzo Chigi. A quel punto, lui ha replicato applaudendo e salutando con un sorriso smagliate. Mai una cerimonia è stata connotata da tanta fredezza. Nel 2001, nonostante le burrascose dimissioni, Silvio Berlusconi si trattenne davanti alla telecamere per passare lo scettro a Mario Monti dicendogli: “Ti auguro il meglio”. Sorrisi e strette di mano sentite anche lo scorso anno, il 28 aprile. Un serafico Letta prendeva in mano il nuovo governo dal professore bocconiano. Oggi invece un altro volto. Uscendo ha scritto su twitter: “Lascio Chigi. Grazie Napolitano e tutti quelli che mi hanno sostenuto! Ora uno stacco via da Roma per prendere le migliori decisioni”.

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