Roma, 17 apr. (LaPresse) – “L’Associazione nazionale magistrati, a fronte degli annunciati tagli degli stipendi nei riguardi di alcune categorie del settore pubblico, denuncia la gravità di una eventuale iniziativa unilaterale del Governo che, senza alcun confronto con le categorie interessate e in via d’urgenza, procedesse a una riduzione strutturale delle retribuzioni”. E’ quanto si legge in una nota diffusa dall’Anm. “La magistratura – prosegue il comunicato ufficiale – consapevole delle forti difficoltà che investono vasti strati della popolazione, non vuole sottrarsi all’impegno di solidarietà. Tuttavia, la redistribuzione delle risorse deve avvenire in modo equo, a parità di capacità contributiva, e dunque con strumenti di natura fiscale, e non con soluzioni inaccettabili, che incidono unicamente su una parte del pubblico impiego, senza colpire gli evasori, le grandi rendite e le retribuzioni del settore privato”.
Una tale penalizzazione economica, secondo l’associazione dei magistrati, “finirebbe col colpire anche retribuzioni medie, onnicomprensive e assai distanti dai livelli sui quali spesso insistono i mezzi di informazione, determinando una mortificazione della categoria, tale da dequalificare in prospettiva la Magistratura, non più in grado di attrarre le migliori professionalità”. L’Anm richiama i principi costituzionali per i quali la retribuzione dei magistrati è garanzia dell’autonomia e indipendenza della giurisdizione e sottolinea che “il taglio delle retribuzioni sarebbe addirittura uno dei primi interventi del nuovo Esecutivo nel settore della giustizia, che vede i magistrati sottoposti a un gravissimo e crescente carico di lavoro e di responsabilità, a causa dell’insostenibile carenza di risorse materiali e di personale amministrativo, dell’inadeguatezza degli strumenti processuali e della conseguente lunghezza delle cause civili e penali”.
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