Roma, 22 apr. (LaPresse) – Il Governo porrà la questione di fiducia alla Camera sul testo del decreto lavoro licenziato dalla commissione Lavoro di Montecitorio. Lo ha riferito il capogruppo del Pd a Montecitorio, Roberto Speranza, al termine del vertice tra il governo e la maggioranza. La decisione è stata presa dopo gli scontri in seno alla maggioranza tra varie componenti del Pd da un lato e Ncd e Scelta civica dall’altro. Il dibattito vede il Nuovo Centrodestra e Scelta civica compatti nel chiedere l’abolizione delle ultime modifiche volute dal Pd che pongono un freno alla flessibilità. Battaglia anche dall’opposizione con Forza Italia che chiede di tornare al testo originario. E Sel che, al contrario, vorrebbe maggiori garanzie per i lavoratori.
SCONTRO DURANTE IL VERTICE DI MAGGIORANZA. Dal vertice di maggioranza, che è durato quasi tre ore e si è svolto nella sala del Governo a Montecitorio, è arrivata una fumata nera: le distanze tra Pd e Ncd restano e Ncd ha accettato di votare la fiducia ma minaccia battaglia al Senato. Fonti parlamentari riferiscono di una riunione ad alta tensione, dove alla fine non è riuscita a prevalere la mediazione proposta dal ministro del Lavoro, Giuliano Poletti. Il Pd, da una parte, ha chiesto altre correzioni sulla proroga dei contratti a tempo determinato all’interno dell’arco temporale dei 36 mesi, mentre il Nuovo centrodestra ha chiesto alcune modifiche in grado di riportare il testo il più vicino possibile alla versione licenziata dal Consiglio dei ministri. In particolare, il Pd ha chiesto di ridurre ulteriormente, da 5 a 4, il numero massimo di proroghe del contratto a tempo determinato all’interno dei 36 mesi. Dall’altra parte del tavolo, invece, il Nuovo centrodestra ha avanzato la richiesta di sanzioni amministrative sul tetto dei contratti a termine all’interno di un’azienda.
IL NODO DELL’APPRENDISTATO. E’ stato l’ex ministro del Lavoro Maurizio Sacconi (Ncd) il primo a mettere nuovi paletti all’esecutivo. “A questo punto – dice – solo un accordo nella maggioranza può consentire l’ulteriore iter del provvedimento”. Chiare le richieste del partito di Angelino Alfano, a partire dal “ripristino sostanziale delle semplificazioni ai contratti a termine e di apprendistato” perché, dice il presidente dei senatori di Ncd, “siamo convinti che esse sono essenziali per incoraggiare la maggiore occupazione”. Le “rigidità riproposte dagli emendamenti Pd”, spiega Sacconi, “avrebbero l’effetto di inibire l’uso di quei contratti di apprendistato che pure rimangono il miglior modo con cui i giovani possono entrare nel mercato del lavoro”.
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