(di Nadia Pietrafitta)
Roma, 23 mag. (LaPresse) – “L’Unione europea ha utilizzato in questi anni ricette che non hanno risolto la crisi, ma che anzi hanno messo in difficoltà i Paesi più deboli e non hanno aiutato la crescita. Le ricette economiche vanno cambiate, ma l’Europa non va distrutta. Ha bisogno di maggiori capacità e maggiori poteri per rispondere in modo più rapido alla crisi. Servono nuovi strumenti affinché l’Europa torni ad essere un’opportunità”. Così Alessia Mosca, capolista per il Pd nella circoscrizione del Nord Ovest, risponde a La Presse a pochi giorni dalle elezioni europee, in programma il prossimo 25 maggio. L’Europa non è la responsabile della crisi, non è il nemico, “ma ci sono 28 normative che regolano il mercato del lavoro, 28 normative per fare impresa. Questi sono ostacoli che impediscono all’Unione europea di raggiungere l’obiettivo”, insiste.
Quello per l’Europa sarà un voto politico?
“Voto politico? E’ un voto storico, perché riguarda il futuro che tutti noi vogliamo avere. Votare per la nostra proposta significa portare avanti il cambiamento, ma il cambiamento che stiamo portando avanti in Italia va agganciato all’Europa per essere solido e continuativo. Per questo è un voto storico. Questo voto ha la portata di un voto nel dopo guerra, perché è la crisi più forte dal dopo guerra che stiamo affrontando. Pur nella consapevolezza che l’Unione europea ha fatto degli errori, noi vogliamo impegnarci ancora di più”.
Teme che a vincere possa essere il fronte populista, in crescita in diversi Paesi?
“No, non temo che il populismo possa avere la meglio. E’ vero ci sono tanti movimenti che in diversi Paesi sventolano la bandiera del separatismo, delle peculiarità di ogni Paese, ma non sono un’unica forza. Tra di loro non si parlano e sappiamo quanto conti in Europa avere la capacità di fare alleanze. Inneggiare al populismo non significa essere una forza omogenea. In più per noi è anche uno stimolo per fare di più e fare meglio”.
Il Pd candida cinque donne come capolista. E’ il segnale che le politica è in grado di rinnovare se stessa?
“E’ un segnale molto importante, anche a livello personale dal momento che l’Europa è sempre stato il mio orizzonte di impegno e dal momento che mi sono sempre impegnata per avere più donne nei luoghi in cui si prendono le decisioni. Aver scelto cinque donne come capolista è anche la dimostrazione che alcune dinamiche possono essere rotte. L’Ue non è la seconda scelta, ma la primissima scelta: dobbiamo fare di tutto per fare in modo che l’Italia sia presente nei tavoli internazionali”.
Beppe Grillo continua invece a sostenere che la politica vada spazzata via.
“La posizione di Grillo rappresenta un po’ un paradosso, perché il suo movimento si candida per entrare nelle istituzioni che dice di voler distruggere. E’ come se uno volesse comprare una casa per incendiarla subito dopo. Non trovo una logica in questo. Noi invece sappiamo che quella casa va sistemata ed è per questo che ci impegneremo”.
Diceva che l’Europa ha fatto degli errori. La gestione dell’immigrazione è uno di questi?
“Sul fronte immigrazione l’Europa ha fatto poco. E’ per l’Italia rappresenta l’esempio classico di cosa avrebbe significato non essere presenti ai tavoli internazionali. Alcune forze politiche hanno usato in modo strumentale questo tema e poi a quei tavoli non si sono sedute o lo hanno fatto in modo poco serio. Noi vogliamo esserci per essere credibili e forti e non per strumentalizzare questa tragedia per avere mezzo punto percentuale in più. Questo fenomeno si risolve soltanto se l’Europa avrà la capacità di condividerlo tra tutti i Paesi”.
Quale sarà il suo primo impegno a Bruxelles?
“Prima ci devo arrivare. E’ vero che sono capolista, ma si esprime una preferenza e partiamo tutti alla pari. In ogni caso, in campagna elettorale ho fatto alcune proposte che hanno suscitato molto interesse ed intendo metterle in campo sin da subito. La priorità è il tema del lavoro giovanile. Un segnale concreto sarebbe quello di dare a tutti i ragazzi un contratto unico, magari scaricabile da internet, in modo che abbiano tutti gli stessi diritti, la stessa ricongiunzione dei contributi o gli ammortizzatori sociali. In modo, insomma, di mettere tutti nelle stesse condizioni”.
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