Napoli, 17 set. (LaPresse) – Il Tribunale del Riesame conferma l’esistenza dei gravi indizi di colpevolezza ma lo scarcera perché non ritiene provata l’aggravante del favoreggiamento camorristico e ritiene insussistenti le esigenze cautelari. Questa la sintesi delle tredici pagine di motivazioni del provvedimento che ad agosto ha rimesso in libertà l’ex deputato Pdl Alfonso Papa, già arrestato nel 2011 nell’ambito delle indagini sulla P4 e poi arrestato di nuovo a fine luglio con accuse varie. La più grave, aver spillato ricche somme denaro ai Grillo, una famiglia di imprenditori di Marcianise ritenuta vicina al clan Belforte, in cambio di un suo intervento sulla magistratura amministrativa per far revocare una interdittiva antimafia. Secondo il Riesame l’accusa di concussione per induzione è sufficientemente provata ma “non emerge alcun elemento che consenta di individuare la volontà del Papa di agevolare quello o quell’altro clan camorristico” e “neppure si rileva la sussistenza di un oggettivo contributo, atteso che è del tutto insufficiente ritenere che l’azione del Papa abbia apportato un vantaggio ai clan, ove si consideri che l’effetto di agevolazione del clan Belforte è fatto conseguire presuntivamente solo ed esclusivamente dai rapporti di Grillo Angelo con Pasquale Belforte, fratello di Domenico, reggente del clan omonimo che è dato del tutto insufficiente ed inidoneo a configurare l’aggravante contestata”. Il Riesame smonta l’accusa di induzione a non rendere dichiarazioni all’autorità giudiziaria nei confronti della sua ex segretaria perché i contatti di Papa con la sua ex collaboratrice sono avvenuti prima che questa venisse chiamata dal pm. I giudici infine valutano insussistenti i pericoli di inquinamento probatorio e di fuga, che il gip aveva argomentato con la circostanza che Papa ha intrapreso contatti di lavoro con referenti stranieri: “Papa nel corso dell’interrogatorio di garanzia ha reso esaustive spiegazioni, in alcun modo smentite dalle indagini effettuate e tanto meno dal risibile tentativo di scappare gettandosi dal balcone all’atto della perquisizione eseguita il 13 febbraio 2014, tant’è che lo stesso è stato poco dopo tratto in arresto senza alcun problema”.
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