Palermo, 7 ott. (LaPresse) – Via libera dalla procura di Palermo alla partecipazione dell’ex ministro Nicola Mancino, ma anche degli altri imputati, Totò Riina e Leoluca Bagarella, all’udienza del processo sulla presunta trattativa Stato-mafia del 28 ottobre, in cui verrà ascoltato il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. I pm Nino Di Matteo, Roberto Tartaglia e Vittorio Teresi hanno depositato una memoria presso la Corte d’assise in cui spiegano le motivazioni che stanno alla base dell’ok alla partecipazione degli imputati che hanno chiesto di assistere all’audizione. La richiesta di Mancino è stata formulata “per un ossequio, da uomo delle istituzioni, alla massima istituzione che è il Presidente della Repubblica”, spiega a LaPresse l’avvocato Nicoletta Piergentili, facente parte del collegio difensivo dell’ex ministro. “C’è poi l’interesse del presidente Mancino – prosegue – di partecipare alle attività che riguardano il processo”.
Mancino, imputato per falsa testimonianza, ha chiesto di potere essere presente all’udienza attraverso una istanza presentata dai suoi legali. I boss corlonesi Totò Riina e Leoluca Bagarella, invece, nel corso dell’udienza del 2 ottobre avevano preso la parola per chiedere di potere assistere all’audizione del capo dello Stato, che si terrà a porte chiuse al Quirinale. La richiesta dell’ex ministro è arrivata “nonostante – spiega Piergentili – consideriamo la deposizione del capo dello Stato irrilevante e superflua” e “continuiamo a ritenere inspiegabile la presenza di Mancino in questo processo”. Sulle tre istanza si esprimerà la Corte presieduta da Alfredo Montalto. Al momento, infatti, è prevista soltanto la presenza del collegio giudicante, dei pm e dei difensori degli imputati.
La necessità della deposizione del Presidente della Repubblica era stata ribadita dai giudici nel corso dell’udienza del 25 settembre: la Corte si era pronunciata sulla richiesta da parte di alcuni avvocati di revocare la deposizione di Napolitano in virtù della lettera inviata dal Colle al collegio giudicante. In quella missiva il Capo dello Stato spiegava di non avere nulla da aggiungere in merito all’oggetto del processo. I giudici hanno invece stabilito la necessità dell’audizione del capo dello Stato, ma adesso si aprono non pochi interrogativi sull’opportunità della presenza di Riina e Bagarella che, qualora venisse accettata la loro richiesta, potrebbero teoricamente intervenire nel corso delll’udienza con dichiarazioni spontanee ed entrare quindi in contatto con il Presidente della Repubblica.
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