Roma, 28 ott. (LaPresse) – E’ terminata dopo oltre tre ore la deposizione del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, al Quirinale nell’ambito del processo sulla presunta trattativa Stato-mafia, durante la quale il capo dello Stato non ha mai usato – assicurano i legali presenti – la parola ‘trattativa’.
RISPOSTO SENZA LIMITI RISERVATEZZA – “Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano – si legge in una nota del Quirinale – che aveva dato la sua disponibilità a testimoniare, ha risposto alle domande senza opporre limiti di riservatezza connessi alle sue prerogative costituzionali né obiezioni riguardo alla stretta pertinenza ai capitoli di prova ammessi dalla Corte stessa”.
BENE RICERCA VERITA’ MA NON SI RIPETA STESSA SITUAZIONE – Giorgio Napolitano, hanno riferito i legali dopo la deposizione, “ha risposto su tutto precisando di volere contribuire alla ricerca della verità. E ribadendo di volere rispondere oggi su tutto ed evitare di ripetere nuovamente in altra occasione questo evento”.
MAI TURBATO DA PRESUNTI ATTENTATI – “Non sono stato mai minimamente turbato da presunti attentati alla mia persona” nel 1993, avrebbe affermato Napolitano. “Con Loris D’Ambrosio eravamo una squadra di lavoro”, avrebbe inoltre aggiunto sempre secondo i legali presenti. “Tutte quelle note – avrebbe ancora detto rispondendo alla domanda se fosse stato allertato dalle note del Servizi che paventavano il rischio attentati – non avevano come destinatari i presidenti della Camere, è un problema di poteri e competenze che sono di altri organismi e altri poteri”.
ISTITUZIONI NON SI FANNO INTIMIDIRE – “Chi riveste un ruolo istituzionale non può mostrare paura o farsi intimidire”. Così, secondo quanto riferito dagli avvocati degli imputati, il presidente della Repubblica avrebbe risposto alla domanda sul pericolo attentati alla sua persona quando era presidente della Camera nel 1993. “Parisi – avrebbe detto Napolitano – mi disse di continuare a fare la mia solita vita e quindi avevo percepito che c’era un’allerta ma non importante”.
CIAMPI AVEVA TEMUTO PER COLPO DI STATO – “Anche il presidente Ciampi disse di aver temuto in quegli anni un colpo di Stato”, avrebbe raccontato Napolitano in merito alle stragi del 92-93 nel corso della sua deposizione al Quirinale. Una situazione, avrebbe sottolineato il capo dello Stato, causa di “fibrillazioni istituzionali”.
© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata