Roma, 20 mag. (LaPresse) – “L’idenficazione di Touil prova l’efficacia degli strumenti identificativi degli stranieri in nostro possesso. L’identificazione di Touil non è un caso isolato: abbiamo all’attivo 33 espulsioni nei primi tre mesi del 2015 di persone sospettate di legami con terrorismo islamico, in aggiunta ai 13 del 2014. Già nella mia informativa di settembre dissi che era controintuitivo pensare che il nostro Paese fosse estraneo al rischio dell’arrivo di terroristi nascosti trai i migranti dei barconi, ma dissi anche che l’attenzione della polizia sarebbe stata altissima”. Così il ministro dell’Interno Angelino Alfano durante l’informativa alla Camera in merito al rischio di terrorismo legato all’arresto ieri del cittadino marocchino Abdel Majid Touil sospettato di essere coinvolto la strage al museo Bardo di Tunisi, arrivato il 17 febbraio in Sicilia a bordo di un barcone. “Si è aperto un dibattito pubblico e politico relativo al nesso tra l’immigrazione, i barconi e il terrorismo. Nell’informativa che ho reso a settembre dello scorso anno – ha spiegato il ministro Alfano nella sua informativa alla Camera – e che volli fortemente rendere io ai due rami del Parlamento, quella riguardante la minaccia rappresentata dal terrorismo fondamentalista e soprattutto dall’Islamic State, ho affermato testualmente che sarebbe stato controintuitivo, considerate le dimensioni del fenomeno migratorio e le modalità in cui esso si manifesta, poter ritenere che il nostro Paese non fosse esposto a questa forma di rischio. Non ho mai escluso, dunque, che questo pericolo potesse concretizzarsi”.
A proposito dell’arresto di Touil, Alfano parla di “successo delle forze dell’ordine”, ma aggiunge che “l’operazione richiede attenta valutazione per dire qualcosa di conclusivo”. “Touil – spiega il ministro – non era considerato pericoloso o a rischio di terrorismo né dalla polizia tunisina né da quella italiana. Solo dopo la strage del Bardo, Touil assume il profilo di terrorista. Sia Aisi sia Aise ne inseriscono il nome tra i sospettati mentre il tribunale tunisino emette mandato di arresto internazionale”. “L’operazione richiede attenta valutazione per dire qualcosa di conclusivo” e “i fatti – ha precisato Alfano alla Camera – vanno ricostruiti stando alle circostanze di tempo e di luogo effettivamente comprovate”.
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