Roma, 6 lug. (LaPresse) – “La nostra azione politica internazionale deve essere sempre più forte per intervenire sulle origini e sulle cause di questo fenomeno. Dobbiamo lavorare sulle cause della crisi e della povertà nei paesi di origine degli immigrati. Per esempio, cercando di stabilizzare la situazione in Libia”. Lo ha detto il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, intervenendo a un convegno organizzato al Senato dal titolo ‘Profughi e migranti. Se la via del mare finisce alla stazione’.

“Chi ha negli occhi la dimensione dei campi intorno a Erbil e in Libano non può permettersi di parlare di invasione qui in italia: è indecente parlare di invasione rispetto a quello che succede là”, ha continuato Gentiloni, che ha poi parlato dei numeri del fenomeno migratorio: “Sono grossomodo quelli dell’anno scorso. Certamente sono elevati, ma non autorizzano alcuna forma di allarmismo”.

Sempre parlando di dati, il ministro degli Esteri ha spiegato che “in Italia nel mese di giugno sono arrivati 27mila migranti. I 24mila – secondo l’agenda Ue per l’immigrazione – da ricollocare in due anni sono meno di quanti ne sono arrivati nel solo mese di giugno”. Rispetto a quanto avvenuto quest’anno, Gentiloni ha spiegato che “un enorme numero di migranti si è diretto verso la Grecia (il flusso è praticamente raddoppiato dalla Turchia alla Grecia), mentre i numeri dell’Italia sono grosso modo quelli dell’anno scorso. Gentiloni ha infine parlato della necessità di “lavorare in Siria, dove la situazione sta ancora di più perdendo ogni speranza e dove le distanze tra i diversi attori si sono almeno parzialmente ridotte”. “Credo che oggi ci sia più di ieri uno spazio per la mediazione politica – ha continuato il ministro -. La Siria resta l’origine fondamentale della vera emergenza migrazione, quella libanese, giordana e in parte turca”.

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