di Stefano Rizzuti
Roma, 27 lug. (LaPresse) – La diplomazia italiana ha ancora un ruolo centrale nella politica internazionale: parola di Federica Mogherini, alto rappresentante per la politica estera dell’Ue, che sottolinea il peso avuto proprio dalla diplomazia nella trattativa sul nucleare con l’Iran. La Mogherini lo dice in un contesto non casuale, durante la conferenza degli ambasciatori d’Italia, che si svolge alla Farnesina oggi e domani, il 27 e il 28 luglio.
L’appuntamento è un’opportunità per parlare di tutti i temi delicati di cui si sta occupando la diplomazia italiana, come hanno fatto, aprendo i lavori, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni. I temi caldi sono quelli riguardanti la Libia, l’Iran, il caso dei due Marò, la crisi greca in ambito Ue e, soprattutto, gli sbarchi nel Mediterraneo e la gestione europea delle politiche migratorie.
Quest’ultimo è l’argomento che più coinvolge il Capo dello Stato che sottolinea l’inadeguatezza della Ue: “Non sempre l’Europa riesce a dare una risposta all’altezza – afferma -. Spesso fa meno di quanto sarebbe suo dovere”. La critica all’Europa di Mattarella non si limita al campo dell’immigrazione, ma si allarga a tutta la politica comunitaria, tanto da portare il capo dello Stato a chiedere una “liberazione dell’Europa dagli egoismi nazionali e a parlare di una Unione in affanno”.
Impossibile, a questo punto, non evocare la Grecia. Il compromesso tra Bruxelles e Atene ha scongiurato l’uscita dall’Euro” e soddisfa il capo dello Stato, ma “sarà virtuoso – secondo Mattarella – solo se diventerà una leva per far uscire l’Ue da questa fase emergenziale”.
Il presidente della Repubblica si è poi soffermato sul ruolo della diplomazia italiana, con due appelli: uno riguarda l’impegno per restituire alla libertà i quattro tecnici italiani rapiti in Libia e padre Dall’Oglio; il secondo è una promessa per cui l’Italia “continuerà a battersi affinché Massimiliano Latorre possa restare in Italia e Salvatore Girone possa tornare al più presto”.
Posizione ribadita anche dal ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, che rassicura sull’impegno del governo per “difendere le ragioni dei due fucilieri di Marina in tutte le sedi internazionali”.
Una delle aree più calde a livello globale rimane, comunque, quella mediorientale. Lo sanno bene Mattarella, Gentiloni e la Mogherini, tutti d’accordo nel definire positivo l’accordo sul nucleare iraniano e nell’augurarsi che l’intesa venga ulteriormente implementata. Un accordo, definito storico dal presidente della Repubblica, che può contribuire ad “assicurare il diritto di sicurezza di Israele e il diritto di esistenza della Palestina”.
Strada su cui concorda pure Gentiloni, pronto a “rilanciare il negoziato per i due Stati”. L’accordo sul nucleare viene valutato dalla Mogherini, la ministra degli esteri dell’Ue, come un importante passo avanti per la sicurezza della Regione e come una vittoria dell’Ue che ha giocato tutta insieme.
Una battuta sia Mattarella che Gentiloni l’hanno poi riservata al terrorismo internazionale. Il presidente della Repubblica ha parlato del Daesh (il sedicente Stato islamico) come di un “incubatore di terrorismo, un buco nero per l’umanità”. Questo, però, non può portare a una guerra di civiltà, quanto, piuttosto, a un patto di civiltà. Non una battaglia militare, quindi, ma “politica e culturale contro il fanatismo”.
Ultimo capitolo: la rete diplomatica italiana. Gentiloni ha sottolineato che i Paesi europei hanno a disposizione il doppio o il triplo delle risorse, ma nonostante la lotta agli sprechi e la necessità di risparmiare, non si può pensare a un ridimensionamento della diplomazia e il governo e il premier Renzi ne sono consapevoli.
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