di Stefano Rizzuti

Roma, 29 lug. (LaPresse) – Nel giorno in cui torna alla ribalta il mullah Omar, che si scopre essere deceduto in realtà da oltre due anni, a Roma si parla della sfida all’estremismo violento del presente e del futuro, quello dell’Isis, del mondo del web e dei giovani reclutati con mezzi del tutto nuovi rispetto agli scorsi anni. Al centro dell’incontro – che si è svolto in vista del summit tra i capi di Stato mondiali che si terrà a New York il 29 settembre – il tentativo di “creare un approccio proattivo e positivo per prevenire il coinvolgimento delle generazioni future nelle attività terroristiche”.

La giornata si apre con tre messaggi dal forte valore simbolico. Il primo è quello del padrone di casa (l’evento si è svolto nella scuola superiore di polizia di Roma), il capo della Polizia italiana Alessandro Pansa, che parla di “lotta non più procastinabile” e sollecita un contrasto che parta dalla società civile, perché “la risposta solamente repressiva non è più sufficiente”. Il secondo segnale lo lancia il segretario di Stato Usa, John Kerry. Ed è un segnale di ottimismo, almeno a lungo termine: “Vinceremo la lotta al terrorismo – ha affermato in un videomessaggio registrato per l’occasione – ma questo non significa che lo riusciremo a sradicare da un giorno all’altro”.

La palla passa poi al ministro dell’Interno italiano, Angelino Alfano, che tenta di dare le linee guida, con un approccio “moderno e pratico”, per questa lotta a “una minaccia globale che riguarda tutti i popoli”.

I temi messi in campo da Alfano sono due: lotta alla violenza e non alle idee religiose e una contro-narrativa da applicare in risposta alla retorica del nuovo terrorismo. Sul primo punto, le condizioni del titolare del Viminale sono chiare: “Dobbiamo separare chi spara da chi prega, lottare contro la violenza e non contro un’idea politica o religiosa”. Secondo Alfano, dunque, “Dio viene usato spesso come un pretesto” dai gruppi terroristici. Ma questo non vuol dire che quella al terrorismo deve diventare una guerra di religione: “E’ da stupidi – ha affermato Alfano – trasformare chi pratica una diversa fede in nemico, ed è impensabile che si impedisca di pregare”. E proprio per contrastare questo ricorso ingiustificato alla religione è necessario mettere in guardia i più giovani, una categoria a rischio come già sottolineato dal sottosegretario Usa Sewall.

La seconda questione sollevata da Alfano riguarda proprio i giovani, quelli attratti dalla narrazione del nuovo terrorismo dell’Isis. “Se loro la usano, noi dobbiamo usare delle tecniche di contro-narrativa – ha spiegato il ministro dell’Interno -, evitando le stigmatizzazioni e impegnandoci a diffondere messaggi globali di speranza”. Il mezzo più insidioso, per Alfano, è il web: terreno su cui “si svolge il tentativo di reclutamento e su cui si deve lavorare per dei contro-messaggi che facciano capire ai giovani che il mondo raccontato online da chi inneggia all’odio e alla violenza non è quello che loro pensano che sia”.

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